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Voto segreto all’Ars grande accusato ma previsto da ordinamento

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PALERMO (ITALPRESS) – Il grande accusato di quello che è accaduto ieri all’Assemblea regionae siciliana è il voto segreto. Al centro di diverse polemiche è sempre stato osteggiato dal presidente della Regione, Nello Musumeci, ma anche dal presidente dell’assemblea regionale, Gianfranco Miccichè. E più volte si è tentato di eliminarlo dalla prassi parlamentare regionale tramite ipotesi di riforma, poi sempre naufragate. Fino a ieri quando il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha accusato sei o sette parlamentari di averlo utilizzato come un “atto di intimidazione” nei suoi confronti.

Il voto segreto è previsto anche per la Camera e per il Senato quando si deve votare su persone. In Sicilia, oltre a questa fattispecie, è utilizzato anche per altre diversi casi. Tanto da finire nel mirino come uno strumento capace di mettere sotto scacco una maggioranza.

Già nei mesi precedenti il governatore si era espresso contro questo strumento. “Una vergogna” lo aveva definito, ad esempio, nel corso della trattazione della finanziaria 2020 quando il voto segreto affossò una delle norme del governo a sostegno delle attività produttive della prima manovra anti-covid. Gli esponenti siciliani sono in buona compagnia. Già Aldo Moro nella Costituente biasimò il voto segreto perchè “tende ad incoraggiare i deputati meno vigorosi e tende a sottrarli alla responsabilità di fronte al corpo elettorale”. Ma ci sono stati fasi alterne: alla costituente si stabilì una autonoma determinazione tra le due Camere, durante il fascismo fu abolito.

Oggi il sistema prevede alcune differenze tra Camera e Senato. E le eccezioni sono su persone o su principi di libertà sanciti dalla Costituzione.

In Sicilia, invece, l’unica eccezione riguarda la deliberazione conclusiva di ddl di bilancio o consuntivo, variazione di bilancio o autorizzazione di esercizio provvisorio, per il resto la votazione segreta può essere sempre richiesta. La questione qui diventa sottilissima e va scritta in punta di diritto. Se ieri l’ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, aveva già segnato il campo con una nota diffusa alle agenzie: “Il rispetto per le Istituzioni non è solo un dovere ma è anche un diritto. La differenza è sostanziale, perchè i doveri si ottemperano, i diritti invece si scelgono e il diritto di rispettare le istituzioni resta sempre una scelta non negoziabile, soprattutto con la propria coscienza”, aveva detto, adesso spiega come “il voto segreto è previsto dalla democrazia. Ma se poi viene utilizzato in maniera distorta…”.

Prova a guardare avanti l’ex presidente del Senato, Renato Schifani che ricorda un clima molto particolare che ha vissuto la Regione: l’estate del 2012 quando il centrodestra si presentò spaccato alle elezioni dando la vittoria, nell’ottobre dello stesso anno, al centrosinistra di Rosario Crocetta. “Ciò che è successo assume una notevole rilevanza politica in quanto, viste le sue dimensioni, mi riesce difficile ricondurlo soltanto al malessere di singoli”, dice all’Agenzia Italpress, “vedo sempre più avvicinarsi lo spettro delle elezioni 2012 quando il centrodestra si presentò diviso”.

Qualche innovazione, nel frattempo c’è stata anche sul campo del voto segreto. “Mi sembra significativo richiamare il precedente della regione Piemonte con una fattispecie di voto da remoto per quel che concerne i delegati per il Presidente della Repubblica”, ricorda Gigi Rubino, avvocato amministrativista, “adottando il voto a scrutinio segreto da remoto tramite pec. Si è data la possibilità a tutti i consiglieri regionali ad esprimersi. In questa fase emergenziale è assai importante e auspicabile che si adottasse questo sistema di voto. Il voto segreto, comunque, resta un presidio di libertà e democrazia, specie in presenza di partiti a conduzione verticistica”.

“Il voto segreto è normale sul voto per le persone”, spiega Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Italpress “da noi si utilizza un pò di più rispetto ad altre regioni. Ma nel caso del voto di ieri per essere un voto segreto più palese di così non potrebbe essere. Il dato politico è quello che il presidente della regione non ottiene i voti della maggioranza dei deputati. è un presidente di minoranza. Logica vorrebbe che si dimettesse”.

(ITALPRESS).

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Redazione
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