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Caro-bollette, l’allarme delle imprese siciliane “Aiuti o chiudiamo”

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PALERMO (ITALPRESS) – Tra le tante insidie e difficoltà che stanno attraversando le aziende italiane, sicuramente quella del caro bollette può essere inserita tra quelle più complicate da superare. Rincari sostanziali che coinvolgono famiglie e un milione di imprese, già messe in ginocchio dalla pandemia. Alcune rischiano di dover ridurre il personale, altre addirittura di dover chiudere i battenti, nonostante i 5,5 miliardi stanziati dal Governo. Le fasce che rientrano tra quelle che avranno il ‘sostegnò sono: coloro che hanno un contatore fino a 16,5 kW e le aziende energivore, ovvero quelle che superano un consumo di oltre un GW all’ora. Ed è allarme anche in Sicilia.

“Oltre al fatto che i fondi sono insufficienti resta scoperta la maggior parte delle piccole-medie imprese italiane – dice all’Italpress Luigi Rizzolo, vicepresidente di Sicindustria con delega all’energia -. Chi sta in mezzo a questi due parametri riceve esattamente zero. Nessun aiuto”.

L’ammontare dei rincari ricade dunque su famiglie e imprese. Nello specifico si tratta, rispettivamente, di 30,8 miliardi e 58,9 miliardi. “La soluzione è quella che lo Stato dovrebbe mettere a disposizione più risorse, il 6% è troppo poco. I parametri per accedere a tali benefici vanno rideterminati”, prosegue Rizzolo.

Le aziende non sanno da dove iniziare per provare a limitare i danni: sia quelle che hanno consumi energetici che impattano parecchio nei loro bilanci, sia quelle dove l’impatto energetico è inferiore ma hanno un ricavo che proviene dal loro prodotto percentualmente basso.

“Si è materializzato un incubo che avevamo iniziato ad intercettare già alla fine dell’estate – dice Giuseppe Russello, presidente di Sicindustria Palermo e Ceo di Omer Spa, società specializzata nella progettazione e produzione di componentistica ferroviaria ad alto contenuto ingegneristico e innovativo -. Il costo dell’energia è un tema dal quale non si può prescindere”. “Noi come azienda abbiamo provato a bloccare il prezzo prima della fine dell’anno, cercando di tamponare l’aumento. Rispetto all’anno scorso abbiamo una bolletta elettrica moltiplicata per 2,2 rispetto a quella dello scorso anno. Ovviamente – evidenzia – ha un impatto significativo sul nostro core business”. Una questione che ha portato la Omer Spa ad effettuare un investimento sul fotovoltaico: “Non immaginiamo che sia un fenomeno destinato ad esaurirsi nel tempo, ci auguriamo che si riduca ma non crediamo si tornerà ai valori pre-crisi. Ci eravamo concentrati su altri investimenti e adesso siamo dovuti passare anche a questo. E’ l’unico modo per provare a recuperare. Non è un investimento che ci dà competitività, ma che riduce la perdita di competitività”. Le difficoltà sono quindi strutturali e diventa anche difficile provare a programmare: “La pandemia non ha portato solamente la chiusura di alcune attività per mancanza di clienti ma ha innescato a livello globale la carenza di materie prime che ha comportato all’aumento dell’energia – osserva -. Alcuni studi – che spero siano sbagliati – dicono che l’incremento del costo dell’energia potrebbe arrivare a moltiplicarsi per 4, 5 o 6 volte rispetto al periodo pre-crisi”. “Di fronte a questi scenari – continua Russello – essere stati chiusi per qualche mese per il lockdown a confronto diventa marginale. Qui il problema è strutturale: o i mercati sono pronti ad assorbire gli aumenti, ma lo vedo complicato, oppure diversamente saranno dolori. Ci stiamo confrontando con una crisi pandemica senza precedenti. Poi abbiamo le scelte del governo che non è pronto e reattivo come ci aspetteremmo in questi casi. All’estero stanno affrontando il tema in maniera meno drammatica. In Francia la presenza di una energia elettrica prodotta da fonti alternative, nucleari, rende un pò più sopportabile questo aumento. Non riusciamo ad immaginare scenari confortanti. Il governo italiano – secondo me – non pensava che questo fenomeno assumesse queste dimensioni”.

Caso singolare quello che riguarda l’azienda trapanese Sosalt Spa, che si occupa della lavorazione e dell’esportazione del sale marino: “Noi non siamo una società particolarmente energivora ma produciamo un bene primario a bassa marginalità – dice il presidente Giacomo D’Alì Staiti -. Abbiamo avuto un amento del costo del gas del 593%. Più che aumento lo chiamerei esplosione”. “Per l’energia elettrica avevamo nel dicembre 2020 un costo di 0,05 euro per kWh, adesso è 0,28 euro per kWh (+520%), mentre per quanto riguarda il gas avevamo un costo di 0,15 euro al metrocubo e adesso 0,885 nel dicembre 2021. L’incidenza dei costi energetici nel nostro bilancio – dice ancora – era del 4%, adesso rischia di arrivare al 10%. E’ chiaro che dobbiamo ribaltare questo costo sul prezzo del nostro prodotto. Stiamo combattendo una battaglia molto dura”.

Una situazione che colpisce tutti a 360 gradi: “Tutta questa situazione ci sta mettendo in difficoltà – afferma Angelo Verdone, direttore di Ecoambiente Srl, società che si occupa di riciclo di materie plastiche -. Abbiamo una bolletta che si è raddoppiata. Non c’è più il margine di guadagno, il cliente non può sopportare questo tipo di aumento. Servirebbe l’aiuto del governo, non si può ribaltare un aumento del genere al cliente. L’energia elettrica per noi è linfa vitale, ma non abbiamo potere di contrattazione. Stiamo provando a limitare i danni aumentando la produttività, ma si tratta di pochi punti percentuali. Sai che devi aprire la tua azienda e sai che stai producendo perdite, fin quando si può reggere questo gioco?”.

(ITALPRESS).

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Redazione
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