PALERMO (ITALPRESS) – Un percorso di strategie comuni per contrastare al meglio la connessione tra criminalità organizzata e terrorismo internazionale: questo l’obiettivo dell’incontro organizzato dal Coppem (Comitato permanente partenariato euromediterraneo dei poteri locali e regionali) e tenutosi a Palazzo dei Normanni a Palermo, che ha visto confrontarsi un gruppo di tredici magistrati provenienti da diversi paesi euro-mediterranei. All’evento hanno preso parte il prefetto di Palermo Massimo Mariani, il questore Vito Calvino e il comandante provinciale dei Carabinieri Luciano Magrini.
Al centro delle riflessioni dei magistrati vi sono le modalità operative delle reti criminali transnazionali, le modalità di finanziamento delle organizzazioni criminali e terroristiche e le possibili sfide che si prospettano in termini di cooperazione giudiziaria internazionale: i risultati del tavolo di lavoro, spiega il segretario generale del Coppem Francesco Sammaritano, “verranno poi inviati a Lega araba e Commissione europea, auspicando che ne conseguano normative in grado di dare ai nostri magistrati gli strumenti per combattere al meglio questo fenomeno”.
Le principali attività criminali sotto la lente d’ingrandimento sono traffico di stupefacenti e riciclaggio di denaro sporco. In particolare, sottolinea Sammaritano, “il terrorismo internazionale si è dotato di basi operative in Siria, Giordania e Libano, che producono droghe sintetiche da distribuire poi alle organizzazioni criminali: inoltre, nelle principali capitali europee e arabe vengono riciclati flussi di denaro sporco, che poi vengono immessi nelle economie sane creando problemi seri alla libera concorrenza e a qualsiasi prospettiva di crescita”.
Nel tracciare un quadro degli affari portati avanti attualmente da Cosa nostra, il presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici evidenzia come “la mafia odierna è meno appariscente rispetto a quella delle stragi, ma in questi anni è cresciuta la connessione con il terrorismo internazionale attraverso il controllo del sistema di stupefacenti. Le nostre strade sono inondate da sostanze innovative, che incontrano una domanda sempre più diffusa per via delle condizioni di disagio: dopo il dramma del Covid ci sono fasce di inquietudini sempre più diffuse, soprattutto tra le nuove generazioni, e le organizzazioni criminali sono pronte ad andargli incontro soddisfacendo la domanda di droga e in particolare di crack. Inoltre, con l’aumento dell’offerta di stupefacenti crescono inevitabilmente anche i proventi dei criminali: altre attività, come il traffico di armi, servono spesso a pagare i carichi di droga”.
Solo con l’attacco ai profitti e con una cooperazione internazionale continuativa è possibile, secondo Cracolici, colpire al cuore criminalità organizzata e terrorismo: “Pio La Torre fu il primo a capire che per aggredire la mafia bisognava colpirne i patrimoni e le ricchezze accumulate. Cosa nostra continua ad accumulare ricchezza e l’Europa ha sempre più difficoltà a individuare la provenienza dei flussi: per contrastare questo fenomeno servono strumenti di contrasto uniformi, ma la strada da fare è ancora lunga e l’attività di sequestro dei patrimoni è calata negli ultimi anni, in quanto le recenti crisi internazionali hanno messo in crisi gli apparati investigativi dei singoli Stati. Bisogna però fare attenzione, perchè le organizzazioni criminali non rallentano: non possiamo permetterci di abbassare la guardia”.
Tale prospettiva è condivisa da Gaetano Armao, consigliere giuridico per i rapporti con le istituzioni europee presso la presidenza della Regione, il quale rilancia la necessità di “un approccio integrato e multilaterale nella lotta a questi fenomeni: da soli non possiamo vincere questa battaglia, serve una prospettiva che ci connetta a Bruxelles e all’Africa. Lo sviluppo dell’Africa è fondamentale per l’Europa, così come fondamentale è lo scambio di esperienze sul versante mediterraneo”.
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