Sonia e Camilla sono due ragazze liceali che scompaiono misteriosamente in una tranquilla serata a San Benedetto del Tronto. Entrambe avevano detto alle rispettive famiglie che avrebbero dormito a casa dell’altra, ma così non è stato. Il vicequestore Giovanni Nemi inizia ad indagare sul caso e, insieme a una delle madri delle scomparse, Nora Telese, cercherà la verità sull’accaduto, scoprendo tante realtà di una San Benedetto del Tronto solo apparentemente tranquilla. Nel cast a interpretare un genitore c’è anche Luigi Di Fiore che gentilmente ci ha concesso quest’intervista.
Perché far parte di questo progetto televisivo?
Innanzitutto non si decide di far parte di un progetto, o almeno ciò avviene di rado, molto più semplicemente sei sul mercato e, per come questo Paese immagina il ruolo dell’attore, sei “costretto” ad accettare tutto quello che puoi. La scelta è quella di farlo al meglio delle proprie possibilità, con serietà e con il massimo impegno. Il ruolo, o meglio, la possibilità di interpretare due ruoli in questa fiction mi è stata proposta dal regista Fabrizio Costa. Mi ha dato la possibilità che potessi interpretare uno dei due ruoli ma ancora era indeciso su quale soffermarsi definitivamente. Mi ha proposto infine di fare il provino per Fausto Iseo.
Come ti sei preparato?
Ho letto , mi sono informato e ho cercato di farmi un’idea fisica del personaggio. Fausto Iseo è un albergatore e ristoratore, per cui me lo sono immaginato una buona forchetta, questo ha comportato che per diversi mesi non ho più pensato a contenermi e ho messo su un po’ di chili. Il peso forma, che ora ho recuperato, mi è costato spendere tutto il tempo libero a mia disposizione in palestra per tutta la primavera e l’estate appena trascorse.
Interpreti Fausto Iseo. Ci racconti di lui?
Fausto Iseo è un ristoratore-albergatore, sposato con Marianna interpretata, con una sublime Fiorenza Tessari. Entrambi sono due gran lavoratori e la loro vita si divide tra la casa e l’albergo che gestiscono, hanno due figlie, una delle quali, Sonia, sarà al centro dell’attenzione per via della sua scomparsa e quella della sua amica del cuore Camilla. Questo evento drammatico porta allo sgretolamento del rapporto tra la coppia che, messa davanti all’urto di una prova così tragica, non regge. Tutto il castello delle loro relazioni personali fatto di formalismi borghesi si liquefà per lasciare il posto ai risentimenti, alla rabbia, alla disperazione.
Cosa può provare un genitore alla scomparsa di un figlio?
Come padre posso solo immaginare quali siano i sentimenti di dolore, di sconcerto, di annichilimento, di rabbia che possono pervadere l’anima di un altro essere umano che si ritrova, suo malgrado, a essere protagonista di un evento del genere. Mi ci posso avvicinare, con il mio lavoro, a questi sentimenti. Davvero non si può avere la presunzione di sapere quali siano esattamente i canali di sfogo o le strategie psichiche che un padre o una madre mettono in atto per non dover impazzire dal dolore. Questo è stato uno dei motivi di approfondimento affrontati con il regista. Ero molto titubante se voler interpretare questo personaggio, proprio perché mi sentivo schiacciato da un’enorme responsabilità e già vedevo il tragitto di dolore che ogni attore ha il dovere di intraprendere quando è chiamato ad interpretare un personaggio così tragico. Fabrizio ha insistito nel volermelo affidare, alla fine mi sono convinto che fosse un percorso che valeva la pena di affrontare. Spero di aver restituito, almeno in parte, la fiducia che mi è stata accordata.
Sei diretto nuovamente da Fabrizio Costa e affianchi Vanessa Incontrada e Giuseppe Zeno. Com’è stato lavorare con loro? Quale aria si respirava sul set?
La maestria con la quale il regista riesce a creare sempre le giusta atmosfera sul set è oramai una tradizione acclarata. Posso dire di conoscere molto bene il metodo di lavoro di Fabrizio. Ha una qualità umana che squaderna con generosità mettendo a proprio agio gli attori che si sentono protetti da una rete di professionalità, di dolcezza, ma anche la sensazione di una barra che è sempre diritta e che, nel momento opportuno, quando ce n’é bisogno, è pronta a rimettere in carreggiata una fuga troppo trasversale dal racconto che si vuole evidenziare. Con Vanessa ho avuto modo di lavorare in “Un’altra vita”, il nostro è stato un rapporto a dir poco meraviglioso. Vanessa ha delle qualità umane, morali ed etiche rare. E’ una deliziosa professionista, con un istinto mirabile. Con Giuseppe Zeno ho avuto la fortuna di condividere l’esperienza di “Baciato dal sole”; è un interprete straordinario, il suo lavoro è sempre di una qualità eccellente, lui buca come nessun altro lo schermo, ha una fisicità che lo aiuta, ma questo sarebbe riduttivo se non fosse sostenuto da una potenza eccezionale nell’esprimere i sentimenti, una forza che gli viene dalla sua preparazione. Recitare con lui è di un godimento spettacolare. “Scomparsa” è un film abbastanza corale e le eccellenze in questa serie si sprecano dalla bravura di Simon Grechi, Nicola Balestri, Euridice Axen. Clotilde Sabatino, Elisabetta Pellini, Fabio Camilli, Sandra Ceccarelli e molti altri.
Chi sono gli scomparsi per te?
Gli scomparsi sono tutti quegli individui che arrancano in un capitalismo arrembante che sta tracciando dei solchi sempre più profondi nella società odierna. Una volta si parlava di classi sociali ora la differenza è tra chi sta sopra e chi sta sotto e tra un mondo di mezzo che è stato descritto solo parzialmente dalle indagini su mafia capitale. Urge una distribuzione più armoniosa delle risorse a livello generale e anche particolare. La situazione sta diventando insostenibile. Ho come la sensazione che stiamo andando a sbattere contro un muro, un impatto che farà dei danni colossali se non poniamo rimedio al più presto alle diseguaglianze. Oltre a questo urge assolutamente fare in modo che l’accesso alle conoscenze, alla cultura, sia il più ampio possibile. Siamo circondati da un esercito di “webeti” che prima o poi manifesteranno con furia omicida la loro incongruenza, la loro ignoranza, il loro essere inconcludenti e la sfortuna di trovarsi agli ultimi gradini del consorzio sociale. Nei conflitti armati in giro per il mondo e nelle grandi organizzazioni criminali questi segni sono già molto evidenti, se le classi dominanti non saranno disposte a qualche sacrificio tra qualche anno assisteremo, annichiliti, alla distruzione di tutte le “Acropoli” del mondo occidentale.
La giustizia e il Governo come si dovrebbero porre secondo te?
Il termine giustizia legata all’ordine costituito ha poco senso. Spesso l’amministrazione della giustizia si limita ad applicare le norme e non a fare, appunto, giustizia. Ma questo è un tema scivoloso e non basterebbero intere pagine per dipanare i dubbi, le incertezze, le incongruenze, i limiti quando si è chiamati a giudicare, tanto che le religioni insistono molto su questo punto proprio perché è evidente a tutti che la giustizia non sia di questo mondo. Ci vuole lungimiranza, un progetto di lungo respiro. Quello che potrebbe fare un governo sono una serie di provvedimenti che annientino il capitalismo selvaggio, che tanti danni sta provocando alla nostra convivenza civile, attraverso una super tassa per tutti i guadagni che superino una cifra considerevole e, allo stesso tempo, una serie di ammortizzatori sociali, come la sanità e la scuola interamente pubbliche e gratuite.
Cosa speri arrivi al pubblico con questo progetto?
La sincerità con cui tutti gli attori, il regista, gli autori, la produzione, le maestranze erano consapevoli del delicato compito che ci era stato affidato. “Scomparsa” è per stomachi forti. E’ un percorso nell’inferno del dolore, ma c’è molto di positivo in questo. Lo spettatore attraverso il dramma rappresentato riesce, attraverso un percorso di identificazione e poi al conseguente processo catartico, a guarire dai suoi mali, a liberarsi dai suoi fantasmi, dalle sue paure, anche quelle più angoscianti. “Scomparsa” è anche un giallo thriller avvincente che vi inchioderà alla poltrona.
I tuoi prossimi progetti?
E’ un periodo dove sto affrontando diverse esperienze che mi stanno dando enormi soddisfazioni, una di queste è la collaborazione che è nata, come assistente alla cattedra, qualche mese fa, con la Prof.ssa Giovanna Pini, la titolare della cattedra di Teatro d’Animazione Pedagogico all’università di Roma Tre. Ma non solo, è anche presidente del Centro Nazionale contro il bullismo-BULLI STOP, un’associazione che combatte il fenomeno del bullismo da più di quindici anni e che gira le scuole laziali per sensibilizzare al massimo docenti e studenti su un fenomeno che crea danni enormi fino a sfociare in tragedie che si sarebbero potute evitare se solo si fosse affrontato il fenomeno per tempo e nel modo corretto. Una vera esperta assoluta del settore che ha ideato un percorso pedagogico che applica presso l’istituto Visconti sede di liceo classico, linguistico e scientifico, dove, in collaborazione con gli studenti, mette in pratica la sua teoria allestendo, ogni anno, uno spettacolo dedicato al fenomeno del bullismo, tema che è frutto della fantasia, della applicazione e della fatica degli studenti stessi che, sotto la sua mirabile direzione, durante tutto l’anno scolastico, curano tutte le arti della messa in scena come i costumi, le scenografie, i canti, le danze, la recitazione, l’organizzazione. Un evento che coinvolge più di 250 ragazzi delle scuole e che è stato premiato, per ben due volte consecutive, dalla medaglia presidenziale dal presidente Sergio Mattarella. Ci sono anche progetti di cui ancora non posso parlare.
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