Un polo universitario dove si preparano gli ingegneri informatici del domani, un colosso mondiale dell’ITC che ha deciso di investire aprendo un innovativo centro ricerca. Esperienze del genere sono all’ordine del giorno in realtà territoriali come la Silicon Valley, l’area a sud della baia di San Francisco in California, rinomata a livello mondiale poiché qui sono nate, in pratica, le più famose tecnologie in uso ai nostri moderni dispositivi.
Le aziende che hanno sede nella Silicon Valley, come ad esempio Apple o Google, sono da sempre fonte di ispirazione per migliaia di giovani (e non) che credono nell’alta tecnologia e nello sviluppo scientifico in generale. Anche l’Italia sta vivendo una analoga esperienza. Protagoniste le regioni del Mezzogiorno del paese che negli ultimi anni sono diventate meta di investimenti da parte delle multinazionali dell’informatica.
In principio fu quella che successivamente venne ribattezzata con il nome di Etna Valley, ovvero l’area industriale di Catania che, sul finire degli anni ottanta, cominciò ad ospitare alcuni grandi nomi dell’elettronica e dell’informatica, tanto da guadagnarsi appunto l’epiteto di Etna Valley. Tra le prime società che vennero a investire sul territorio siciliano ci fu la StMicroelectronics (che al tempo si chiamava Sgs Microelettronica). L’esempio della realtà italo-francese e le partnership instaurate con il CNR e con l’Università degli studi di Catania, spinsero tante altre grandi e rinomate realtà, come Selex, Nokia, Texas Instruments, Vodafone, IBM, Alcatel e Telespazio a realizzare nel distretto industriale catanese un proprio centro di ricerca, impegnandosi a cooperare con le giovani intelligenze locali. Prima della crisi del 2000, in quest’area trovavano lavoro più di cinquemila giovani. Oggi resistono in pochi ma quello di Catania resta un hub industriale tra i più specializzati d’Europa.
Più di recente, a puntare forte sulle regioni del Sud Italia è stata la Apple che in Campania ha avviato la sua Apple Developer Academy. Il colosso di Cupertino ha rivoluzionato la periferia di Napoli, avviando a San Giovanni a Teduccio un vero e proprio campus dedicato all’high tech che all’accademia Apple ha già sfornato migliaia di giovani diplomati provenienti da oltre trenta paesi diversi. Sulla scia della “mela morsicata”, anche Ferrovie dello Stato, Tim, Deloitte e Cisco Italia hanno aperto a Napoli le proprie accademie, facendo del capoluogo campano una delle realtà europee più significative ed importanti nel campo dell’innovazione tecnologica, al pari delle più note esperienze delle città di Dublino, Barcellona o Berlino.
La scommessa di Napoli, però, affonda le sue radici molto indietro nel tempo. Nel Centro Direzionale del quartiere Poggioreale opera da anni, ad esempio, anche la NTT Data, attore principale della Silicon Valley calabrese, ovvero del distretto tecnologico che sorge tra Cosenza e Rende in Calabria. La multinazionale giapponese, leader nel campo del system integration e della consulenza strategica, oggi impiega oltre duecento giovani tecnici informatici ed è pronta ad assumerne altrettanti nei prossimi anni. Intorno a questa importante realtà e grazie alla collaborazione con l’Università della Calabria, è sorto un distretto tecnologico che ha attratto più di sessante start up e aziende, diventando una eccellenza per il Mezzogiorno. Molte, infatti, sono state le piccole imprese che, partendo da questa regione, hanno conquistato risultati inaspettati grazie ai loro brevetti.
Infine, la regione Puglia, territorio dove sin dai primi anni del nuovo millennio hanno fatto capolino decine di aziende protagoniste nel campo dell’eHealth (ovvero delle nuove tecnologie a sostegno della salute umana), ha scoperto di recente la propria vocazione nel settore dell’informatica. Nell’area industriale di Gravina di Puglia è sorto un polo tecnologico, ribattezzato dai cronisti Murgia Valley, che ad oggi ospita un campus dove insistono alcune tra le più attive realtà del comparto digitale. Anche qui l’obiettivo è richiamare e, soprattutto, trattenere le menti e i giovani ricercatori nostrani, offrendo sostegno a quelle imprese che in questa parte del paese hanno deciso di puntare in maniera sostenibile per crescere all’interno di un mercato sempre più competitivo.