- Sprechiamo quasi il 40 per cento delle risorse idriche
- Investimenti ridotti per la manutenzione delle rete idriche
- Il primato negativo degli sprechi alle città del Sud
Tra Nord e Sud esiste un water divide. Che rischia di compromettere la qualità della vita e di sviluppo nel Mezzogiorno. Senza acqua non c’è vita. Ogni anno in Italia vengono immessi nella rete idrica 8,2 miliardi di metri cubi di acqua. Ne vengono utilizzati 4,7 miliardi, mentre 3,5 miliardi di metri cubi vengono dispersi a causa delle cattive condizioni dell’infrastruttura idrica, cioè per colpa di incuria, tubi vecchi e rotti. Una situazione catastrofica che ha il suo picco al Sud. Per mettere a posto il sistema servono almeno 4 miliardi di investimento, secondo una stima effettuata da Svimez.
“Scelte mipi della politica locale”
Di chi è la responsabilità? Non ha dubbi Luca Bianchi, direttore dello Svimez: “Alla radice del divario di cittadinanza idrico ci sono scelte miopi della politica locale che hanno consegnato in molte parti del Mezzogiorno un servizio di pessima qualità, con perdite sulla rete anche del 70% e inesistenza di impianti di depurazione delle acque reflue”.
Il Sud “sprecone” di acqua
Sono le città del Mezzogiorno a guidare la classifica degli sprechi stilata. Palermo perde il 45,7 per cento delle risorse idriche immesse in rete. Situazione altrettanto grave a Reggio Calabria (46,6%), Messina (46,6%), Cagliari (48,4%), Bari (51,2%) e Catania (54,7%). Le città più parsimoniose nella gestione delle risorse idriche sono Milano (18,7%), Bologna (28,3%) e Torino (32,6%).
Il “water divide” Nord-Sud
Per rimettere in sesto le reti idriche servono investimenti. A livello europeo, le amministrazioni pubbliche investono una media di 90 euro per abitante per salvaguardare il settore. L’Italia investe molto meno: l’ultima rilevazione risale al 2017 e parla di una media di 39 euro pro capite. Ma non tutto il paese spende allo stesso modo per evitare gli sprechi del prezioso fluido. Nelle regioni meridionali la spesa media è di 26 euro pro capite.
Si è creato così un vero e proprio “water divide” tra Nord e Sud. Per riequilibrare il divario di investimenti tra le due aree del paese sono necessari investimenti aggiuntivi di quasi 4 miliardi di euro, da destinare alle regioni meridionali.
Investendo nelle risorse idriche si creano 40 mila posti di lavoro al Sud
Salvare le reti idriche è una misura necessaria per fare fronte alla crisi ambientale. Ma anche per creare sviluppo e occupazione nel Mezzogiorno. L’impatto di questa strategia avrebbe ripercussioni immediate sia nella qualità dei servizi idrici, sia nella creazione di nuovi posti di lavoro. Un piano di investimenti nel settore idrico genererebbe un incremento del Pil dello 0,3% in Italia, con un significativo recupero del Mezzogiorno: nel triennio 2021- 2023 la maggiore crescita cumulata del Pil del Sud sarebbe +1,1%, contro +0,1% previsto per il Centro-Nord. Sotto il profilo occupazionale, poi, le stime effettuate da Svimez parlano di un incremento di quasi 40mila unità lavorative nel Mezzogiorno.
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