La situazione in Sicilia è davvero preoccupante. I lavoratori della Formazione professionale, dopo anni senza percepire stipendio, sono al collasso. Il settore è allo sbando. Senza un programma preciso, senza futuro.
Il bando per i tirocini destinati ai giovani siciliani e l’intero Piano giovani sono completamente bloccati. Italia Lavoro, la società che fa capo al Ministero del Lavoro, non vuole collaborare con la Regione Siciliana dopo il misterioso ritorno della Corsello, dirigente generale Assessorato Lavoro.
La sanità siciliana nel caos totale. Il piano del riordino della rete ospedaliera proposto dall’Assessore Lucia Borsellino sta scatenando polemiche e malumori. L’assessore ha previsto un taglio di 270 reparti tra pubblico e privato, allertando tutti gli operatori del settore e l’associazione dei Medici che hanno annunciato iniziative di protesta. Non esistono Pta (presidi territoriali di assistenza) e Pte (punti territoriali di emergenza), né servizi come l’assistenza domiciliare e l’ospedalizzazione domiciliare. Nel frattempo, si ritorna a parlare delle nomine dei manager della sanità che risultano essere incompatibili rispetto ai requisiti richiesti. La Commissione Affari Istituzionali dell’Ars ha bloccato 5 nomine richiedendo la verifica dei requisiti per Giampiero Bonaccorsi (Vittorio Emanuele), per Giovanna Fidelio (Asp Enna), Ida Grossi, (Asp Catania) Francesco Garufi (ospedale Cannizzaro, Catania), Carmelo Iacono (Asp Caltanissetta).
Le Province siciliane restano “commissariate”. L’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato una legge che consente il commissariamento degli enti intermediari fino all’8 aprile. Della Riforma che prevede la nascita dei Consorzi, già previsti nello Statuto regionale, non c’è ombra. Intanto mancano i servizi, lo svolgimento di attività volte allo sviluppo del territorio e restano inattivi gli uffici con gli impiegati sviliti nonostante percettori di stipendio.
La gestione dei Rifiuti resta una questione piena di ombre. Le accuse dell’ex Assessore regionale Nicolò Marino e della magistratura, che hanno rilevato elementi di contatto con la criminalità organizzata, fanno pensare al peggio. Una netta continuità con i Governi Cuffaro e Lombardo. Situazione di cui non andarne fieri. Inoltre, l’emergenza che ha interessato la maggior parte dei Comuni siciliani con grandi quantità di rifiuti accumulati nelle strade delle città dovrebbe farci riflettere su quello che rappresenta il sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia. Un sistema basato essenzialmente sulla logica dello smaltimento e, quindi, lontanissimo dai principi sanciti dalla normativa europea secondo i quali, una corretta gestione dei rifiuti deve passare in primo luogo attraverso politiche di prevenzione, in secondo dal recupero di materia e solo successivamente dal recupero di energia e quindi dallo smaltimento.
L’immigrazione, un fenomeno strutturato in forte aumento, riconducibile per lo più ai disordini politici-economici degli Stati del nord-Africa. Un fenomeno che rappresenta una grande sfida non solo per il nostro Paese, ma per tutta l’Europa. Per questo motivo è intollerabile che il Governo regionale, così come quello nazionale, non intervenga a sostegno dei Comuni e di tutti quegli attori sociali che in questi anni hanno gestito, nella solitudine totale e con scarse risorse, i numerosi sbarchi arrivati nelle coste siciliane.
Il ciclone delle nomine illegittime di dirigenti rischia di prendere una piega pericolosa. Quasi tutti i dirigenti generali della Regione siciliana sono illegittimi. Ma tutti fanno finta di niente, nonostante le recenti pronunce del TAR siciliano che destano molta preoccupazione. C’è il rischio che verrà sollevato anche un eventuale problema contabile davanti la Corte dei Conti. Perché se le nomine sono illegittime non potrà essere esclusa l’ipotesi di danno erariale.
Il Governo regionale, tra slogan e fantomatiche promesse, fa marcia indietro sul Muos e sulle trivellazioni. Crocetta autorizza l’installazione delle antenne Muos. Una decisione incomprensibile che rappresenta un tradimento nei confronti di tutti quei siciliani che fino ad oggi si son battuti affinchè le antenne satellitari statunitensi venissero smantellate definitivamente. Stessa cosa con le Trivellazioni. Il presidente della Regione che in un primo momento negava le autorizzazioni e che nell’aprile 2013 garantiva un’audizione all’ARS (Assemblea Regionale Siciliana) contro tali progetti, ha di fatto regalato il nostro mare ai petrolieri firmando un accordo che prevede otto pozzi, una piattaforma e vari gasdotti al largo della costa tra Gela e Licata, nonostante una valutazione davvero carente e inaccettabile, come denunciato da Greenpeace nei mesi scorsi. Ci lamentiamo di essere terra di conquista e poi svendiamo la nostra terra e la salute dei siciliani al miglior offerente.
La rinuncia ai contenziosi con lo Stato. Un accordo che penalizza la nostra isola non solo dal punto di vista economico (si rinuncia a 4 miliardi di euro) ma anche da quello relativo all’autonomia regionale che viene svilita.
Le rocambolesche vicende sulla nascita del terzo governo Crocetta. Nessuna parola è stata spesa sul commissariamento, di fatto, della nostra Regione attraverso l’assegnazione dell’assessorato all’Economia ad Alessandro Baccei, collaboratore del sottosegretario Delrio. A questo si aggiunge il silenzio sull’ingresso in Giunta di personalità come Cleo Li Calzi, con precedenti ruoli nel governo Lombardo e Nino Caleca, legale dell’ex Governatore Totò Cuffaro nel processo alle talpe nella Dda di Palermo e dell’ex ministro Calogero Mannino nel processo per la trattativa Stato-mafia.
Di fronte a questi gravi problemi mi rendo conto che negli ultimi anni è cresciuta in modo preoccupante la distanza tra cittadini e istituzioni, la sfiducia verso il Governo regionale e la politica in generale. Il Partito Democratico siciliano, purtroppo, non ha saputo affrontare la sfida che un soggetto di centro sinistra plurale ed innovativo avrebbe dovuto cogliere. La crisi più grave che la Sicilia ha vissuto negli ultimi anni è stata affrontata dal Governo e dalla sua maggioranza, quindi anche dal Pd, non con politiche di sviluppo e di crescita, ma con molta superficialità e senza un programma di Governo preciso ed efficiente, sottoponendo la comunità siciliana ad enormi sacrifici e generando un livello di disoccupazione, soprattutto giovanile, mai visto prima.
Pertanto, convengo sulla necessità e urgenza generalizzata di rinnovamento e di maggiore partecipazione civica in scelte e politiche attive che invertano certi processi di autoreferenzialità e ricostituiscano un rapporto virtuoso con i cittadini.
È ora di cambiare, non i valori del centro sinistra, di cui oggi c’è più che mai bisogno, ma di assumersi la responsabilità di presentare alla Sicilia una cultura e una modalità di governo della cosa pubblica, innovativa e fortemente riformatrice, necessaria più che mai per risanare e sollevare la nostra isola dalla crisi sociale, economica e civile in cui si dibatte.
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