- Un agente segreto avrebbe cercato la valigetta di Borsellino nei momenti successivi alla strage
- In Commissione antimafia Ars l’audizione del poliziotto Giuseppe Garofalo
- Via d’Amelio era tra gli obiettivi delle bonifiche, racconta il poliziotto
“Ricordo di aver notato una persona vicino all’auto di Borsellino, gli ho chiesto chi fosse e perché era interessato alla valigetta del giudice Borsellino. Mi risponde che era dei servizi segreti. Aveva tra i 40 e i 50 anni. Mi mostra un tesserino. Aveva colpito la mia attenzione perché girava attorno alla macchina del giudice… Era in giacca… d’estate, nessuno portava giacche con quel caldo. Di sicuro era interessato alla valigetta del giudice Borsellino… questo incontro con l’uomo misterioso è avvenuto quando sul posto c’erano già parecchie persone. Di questo incontro non ho fatto menzione nella relazione di servizio. Avevo accertato che era un funzionario dei servizi, quindi ho ritenuto che fosse normale trovare un agente segreto sul posto”. E’ il racconto di Giuseppe Garofalo, ispettore di polizia, durante l’audizione in Commissione antimafia all’Ars. Garofalo, quel giorno, era al comando della pattuglia 32 delle volanti della polizia.
I servizi segreti in via D’Amelio
La presenza di un agente segreto sul luogo della strage, che il 19 luglio del 1992 costò la vita a Paolo Borsellino e alla sua scorta, non è una novità sul piano della ricostruzione storica. Però, il dato offerto dal poliziotto è l’interesse di questo presunto 007 alla valigetta del dottor Borsellino. Di quella presenza in via D’Amelio, Garofalo non parlerà fino al 2006, quando sarà chiamato a testimoniare al processo di Caltanissetta. “Sono stato sentito per la prima volta nel 2006. E’ quella la prima volta che ho parlato di questo incontro. Al Tribunale di Caltanissetta”, precisa Garofalo, alla domanda del presidente Fava.
La mancata bonifica
La ricostruzione fornita dal poliziotto verte anche su un tema operativo, spesso trascurato. La mancata bonifica di Via d’Amelio quella domenica pomeriggio. “Con la bonifica di via d’Amelio avremmo individuato quella Fiat 126 imbottita di esplosivo”, spiega Garofalo che offre dettagli preziosi sulle procedure: “In quel periodo spesso venivamo impiegati per bonificare i luoghi a rischio. Via d’Amelio era tra questi obiettivi. Quando la scorta e la centrale operativa lo richiedevano facevamo un controllo preventivo, avremmo controllato le targhe della macchine e verificato la presenza di eventuali persone sospette. Ci saremmo accorti di quell’auto, piazzata proprio all’ingresso della casa della madre del giudice. Era stata rubata qualche giorno prima. Molto probabilmente la personalità scortata non sarebbe arrivata sul luogo”.
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