- Martedì 30 novembre scatta la scadenza per i pagamenti degli acconti.
- Secondo la CGIA di Mestre lo Stato incasserà 27 miliardi di euro.
- Ma “sarà difficile onorare questa scadenza”.
Entro domani, martedì 30 novembre, le imprese dovranno versare all’Erario 27 miliardi di euro.
Questo è il risultato dei pagamenti degli acconti IRES, IRAP, IRPEF e dell’imposta sostitutiva in capo alle attività in regime forfettario. La stima proviene dalla CGIA di Mestre.
Gli artigiani, i commercianti e i lavoratori autonomi, inoltre, dovranno pagare i propri contribuiti previdenziali all’INPS.
“Sarà difficile onorare questa scadenza”
Sempre la CGIA di Mestre fa notare che, a fronte di questa situazione, “non mancheranno casi in cui sarà difficile onorare questa scadenza; la mancanza di liquidità sta tornando a essere un problema assillante, soprattutto per tantissime piccole e micro imprese”.
“Oltre a pagare troppo – fa notare la CGIA – sarebbe necessario diluire lungo tutto l’arco dell’anno le scadenze fiscali. Concentrarle prevalentemente a fine anno costituisce un grosso problema per moltissime PMIi. Rispetto al 2020, quest’anno lo Stato incasserà 47 miliardi in più. Un maggiore gettito dovuto, ovviamente, alla ripresa economica in atto”.
Infatti, nonostante l’incremento delle entrate totali, la pressione fiscale è destinata a scendere. Se nel 2020 con una caduta del PIL di quasi il 9% era salita al 42,8% (al lordo della misura 100 euro), quest’anno si abbassa di quasi un punto attestandosi, nonostante il significativo aumento del gettito in termini assoluti, al 41,9%.
Sempre secondo i dati presentati nei mesi scorsi dal MEF con la Nota di Aggiornamento del DEF, la pressione fiscale nel 2022, invece, si allineerà al 42%.
Le stime sugli incassi per lo Stato
Analizzando gli importi che l’erario incasserà entro martedì, la scadenza economicamente più importante sarà quella riconducibile al pagamento dell’acconto IRES che, secondo le stime dell’Ufficio studi della CGIA, costerà alle imprese 12,2 miliardi.
L’acconto IRAP, invece, preleverà dalle casse delle aziende 6,8 miliardi, mentre l’acconto IRPEF sarà poco meno di 6,7 miliardi. Per quest’ultima voce va segnalato che una parte del versamento sarà in capo ai soggetti IRPEF non titolari di partita Iva (ovvero lavoratori dipendenti o pensionati) che hanno altre forme di reddito (affitti, redditi diversi etc.).
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