- I giovani del Sud e le donne sono le principali categorie colpite
- In Sicilia e Calabria si registra il dato negativo peggiore
- Nel Mezzogiorno i Neet sono oltre il 36 per cento del campione
La pandemia Covid 2019 ha colpito in modo asimmetrico il mondo del lavoro nazionale. Centro e Sud, con giovani e donne in particolare a farne le spese, hanno subito le conseguenze più dure. Il dato emerge da un Report di Svimez, l’agenzia per lo Svilupp del Mezzogiorno.
Emerse le fragilità del tessuto economico e imprenditoriale
Gli analisti del centro ricerche sono giunti a questa conclusione analizzando i dati di tutto il territorio nazionale. Questi effetti “asimmetrici” sono stati attenuati solo in parte dalle misure di sostegno del lavoro e delle imprese. Questo è accaduto, spiegano dallo Svimez, “a causa delle rilevanti differente strutturali maturate tra Nord, Centro e Sud nel corso della lunga crisi 2008-2014 che hanno determinato capacità di assorbimento e reazione allo shock di intensità molto variabile”. Il Covid 2019, dunque, ha portato a galla la fragilità del tessuto economico ed imprenditoriale, aggravata anche dalla crisi globale scoppiata più di dieci anni fa con la bolla dei sub-prime.
Sicilia e Calabria più colpite
Le regioni maggiormente colpite sono quelle del Sud, Sicilia e Calabria. “Tra il 2008 ed il 2020 flette l’occupazione in tutte le regioni del Mezzogiorno con picchi elevati in Calabria (-10,4%) e Sicilia (-8.9%) e relativamente bassi intorno al 3% in Campania e Basilicata”, si legge nel report dello Svimez. Dinamiche positive, invece, nello stesso arco temporale hanno caratterizzano Toscana (+1,4%), Emilia Romagna (+2,1%), Lombardia (+3,1%) e, soprattutto, Trentino Alto Adige (+6,8%) e Lazio (+7,2%). Le altre regioni registrano valori negativi attorno al -5% Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Marche.
Impatto maggiore su donne e giovani
Inoltre, sono le donne e i giovani del Sud a subire l’impatto occupazionale maggiore nella crisi pandemica: -3% a fronte del -2,4% del Centro-Nord per le donne; -6,9% al Sud a fronte del -4,4% del Centro-Nord per i giovani under 35. Si tratta di dati che ancora non tengono conto dei disoccupati “virtuali” degli attuali cassaintegrati e dei lavoratori solo ufficialmente occupati per effetto del blocco dei licenziamenti. Nel Mezzogiorno flettono in misura più accentuata i dipendenti (-2,3% a fronte del -1,3% degli indipendenti), mentre nel Centro-Nord sono gli autonomi a subire il calo più intenso (-3,6% a fronte del -1,5% dei dipendenti). Al Sud, poi, sta diventando particolarmente grave il fenomeno Neet: i giovani under 35 che non studiano e non lavorano nel 2020 sono saliti al 36,1% nel Mezzogiorno dal 35,8% nel 2019, ed al 18,6% nel Centro-Nord rispetto al 16,6% nel 2019.
In pratica lo shock da Covid 2019 ha colpito più duramente dove il tessuto era già fragile, con un mercato del lavoro già segnata da criticità e debolezze. La partita non si chiude qui: si resta n attesa di capire quali saranno le concrete conseguenze della fine del blocco dei licenziamenti e della Cassa integrazione Covid.
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