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Strage di Via D’Amelio, 29 anni fa l’attentato a Borsellino e alla scorta
19 Lug 2021 10:01

  • Giornata di memoria per ricordare la strage di via D’Amelio
  • Sarà trasmesso un audio inedito del magistrato
  • Mattarella: “Borsellino pagò con la vita la propria rettitudine”

Nel 29/mo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui furono uccisi, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta, stasera, alle 20, per il venticinquesimo anno consecutivo si svolgerà la tradizionale fiaccolata in memoria delle vittime, organizzata dal “Forum 19 Luglio”, cartello che raggruppa trasversalmente associazioni, movimenti ed istituzioni, e “Comunità ’92”, coordinamento che unisce le varie anime della destra siciliana ideatrici della manifestazione.

Fiaccolata statica in via D’Amelio

Come lo scorso anno, la fiaccolata sarà statica e si svolgerà direttamente nel luogo della strage. Prima della consueta deposizione del Tricolore, in programma alcuni momenti di ricordo: l’attore Salvo Piparo reciterà due suoi scritti (“Il Cunto di Santino” sulla strage di Capaci e “Lettera di un palermitano a Paolo Borsellino”), mentre il gruppo “I Quattro Passi”, con la partecipazione straordinaria del maestro Massimo Barrale, suonerà alcuni pezzi tra cui l’inno di Mameli.

“Nonostante l’impossibilità di svolgere il corteo – dice Davide Gentile, portavoce del “Forum XIX Luglio” – abbiamo voluto mantenere l’evento più longevo e partecipato a Palermo in ricordo dei caduti della strage di via D’Amelio. Sarà un 19 luglio all’insegna della cultura, una delle armi più importanti nella lotta alla mafia. La voce di Paolo Borsellino che ascolteremo in via D’Amelio sarà il modo migliore per rinnovare il nostro impegno per la questa terra”.

L’audio inedito di Borsellino

Nel corso della serata, sarà trasmesso l’audio inedito di Borsellino, ritrovato negli archivi dell’Isspe che sarà diffuso dal Centro Studi “Dino Grammatico”, di un convegno tenutosi nel gennaio 1989 nel quale il magistrato parla di lotta alla mafia. Inoltre, sarà ricordato il magistrato Alfonso Giordano, già presidente del maxi processo, scomparso qualche giorno fa.

Il video è stato realizzato grazie al casuale ritrovamento dell’audio-registrazione, negli archivi dell’Istituto siciliano di studi politici ed economici, di cui al tempo Grammatico ne era il presidente. La registrazione, per la sorprendente attualità delle riflessioni espresse dal giudice Borsellino su ‘Cosa nostra’, meritava di essere resa pubblica. Sono stati estrapolati, infatti, sette passaggi chiave (Il fenomeno mafioso; Lo strumento repressivo; Il controllo del territorio; Più Stato; La tracotanza mafiosa; La “forza” di ‘cosa nostra’; Fiducia nelle Istituzioni), che verranno commentati, con contributi audiovisivi, da parte di Fabrizio Fonte, Umberto Balistreri, Pier Luigi Aurea, Laura Anello, Salvatore Borsellino, Antonio Tricoli, Carmine Mancuso, Milena Romeo, Roberto Leone, Rino Giacalone, Francesco La Licata, Fabio Granata e Carlo Palermo.

“Questo memorabile pezzo della storia positiva di Sicilia – dice Fabrizio Fonte, presidente del Centro studi Dino Grammatico e vice presidente di Isspe – può essere considerato, alla stregua di altri interventi, una sorta di testamento, visto e considerato che nel giro di pochi anni Borsellino avrebbe immolato la sua stessa esistenza, al pari degli agenti della sua scorta, sull’altare della legalità. Il fine dell’evento – aggiunge – è sempre quello di mantenere ancora viva, soprattutto nei più giovani, la lungimirante azione di contrasto alla mafia di Paolo Borsellino”. Per il magistrato, infatti, “non si può dire che lo Stato si sia arreso nella sua lotta contro il crimine organizzato, perché ci si può arrendere solo dopo aver combattuto e lo Stato non ha mai combattuto questa battaglia. Non c’è mai stata da parte della classe politica la volontà di reagire alla mafia, quella volontà che venne trovata per il terrorismo. Ma il terrorismo minacciava direttamente la classe politica”. Tra i partners della manifestazione l’Isspe e l’Istituto Platone di Palermo.

Il messaggio di Mattarella

“L’attentato di via D’Amelio, ventinove anni or sono, venne concepito e messo in atto con brutale disumanità. Paolo Borsellino pagò con la vita la propria rettitudine e la coerenza di uomo delle Istituzioni. Con lui morirono gli agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. La memoria di quella strage, che ha segnato così profondamente la storia repubblicana, suscita tuttora una immutata commozione, e insieme rinnova la consapevolezza della necessità dell’impegno comune per sradicare le mafie, per contrastare l’illegalità, per spezzare connivenze e complicità che favoriscono la presenza criminale”. Lo scrive in un messaggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Paolo Borsellino, e come lui Giovanni Falcone – prosegue -, sapevano bene che la lotta alla mafia richiede una forte collaborazione tra Istituzioni e società. Per questo si sono spesi con ogni energia. Da magistrati hanno espresso altissime qualità professionali. Hanno intrapreso strade nuove, più efficaci, nelle indagini e nei processi. Hanno testimoniato, da uomini dello Stato, come le mafie possono essere sconfitte, hanno dimostrato che la loro organizzazione, i loro piani possono essere svelati e che i loro capi e i loro sicari possono essere assicurati alla giustizia. Per questo sono stati uccisi. Non si sono mai rassegnati e si sono battuti per la dignità della nostra vita civile. Sono stati e saranno sempre – sottolinea il capo dello Stato – un esempio per i cittadini e per i giovani. Tanti importanti risultati nella lotta alle mafie si sono ottenuti negli anni grazie al lavoro di Borsellino e Falcone. La Repubblica è vicina ai familiari di Borsellino e ai familiari dei servitori dello Stato, la cui vita è stata crudelmente spezzata per colpire le libertà di tutti. Onorare quei sacrifici, promuovendo la legalità e la civiltà, è un dovere morale che avvertiamo nelle nostre coscienze”.


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