Evitare che circa il 40% del cibo preparato per degenti e dipendenti degli ospedali finisca nella pattumiera, come accade oggi.
Destinando i pasti a chi da solo non ce la fa più, come i quasi due milioni di poveri assistiti ogni giorno dal Banco Alimentare con le sue 8.600 strutture caritative convenzionate.
È il progetto cui sta lavorando il ministero della Salute, come ha annunciato il ministro Beatrice Lorenzin, accolto con favore dalle strutture ospedaliere che in molti casi sono già pronte ad aderire o che, come l’ospedale Molinette di Torino, già ci avevano pensato.
La struttura piemontese, tra le più grandi e importanti d’Italia, ha infatti appena siglato un accordo con il Banco Alimentare del Piemonte per recuperare il cibo non distribuito nella mensa e nei reparti dell’ospedale: in previsione 14 mila pasti l’anno (70-80 porzioni giornaliere sulle 3500 preparate quotidianamente) che non saranno buttati ma saranno destinati alle mense per indigenti della città. “Ho dato mandato ai miei direttori generali di studiare un piano” ha spiegato Lorenzin, sottolineando che sui pasti degli ospedali “c’é un tema di qualità e di costi” ma anche quello “del moltissimo cibo che è buttato via o sprecato, e che potrebbe essere riutilizzato”, mettendo gli ospedali al centro di un “importante circuito socio-sanitario”.
E in effetti, come spiega Ilario Perotto, presidente dell’Associazione nazionale delle aziende per la ristorazione collettiva (Angem), 4 pasti su dieci rischiano di essere buttati, anche per la scarsa varietà dei menu e gli orari in cui vengono serviti i pasti in ospedale “che spesso non coincidono con le esigenze del paziente ricoverato”. Le aziende, dice, sono “pronte a collaborare” ma “se non si interviene nel modo”, troppo rigido, “di concepire i capitolati, sarà difficile ridurre gli sprechi negli appalti pubblici”.
Intanto da parte delle strutture arriva una ‘benedizione’ del progetto ministeriale: “È perfettamente condivisibile – per Aldo Morrone, direttore generale del San Camillo Forlanini di Roma, una delle più grandi in Europa e in Italia assieme alle Molinette – l’idea lanciata dal ministro.
Oramai grandissime quantità di cibo vengono buttate nella spazzatura“. Nel nosocomio si offrono ogni giorni tre pasti ai 5 mila pazienti ricoverati e una mensa interna serve i 1.000 dipendenti, come “un paese – osserva – che ogni giorno ha bisogno di essere sfamato”.
Ma anche per Morrone vanno riviste le forniture all’interno degli ospedali, anche per migliorare la qualità del cibo offerto ai malati “che possono mangiare normalmente o che devono seguire una dieta particolare”. Altra strategia quella di non esternalizzare il servizio, come fa l’Ospedale Pascale di Napoli (Istituto di ricerca e cura con 250 posti letto): “Producendo i pasti nelle cucine interne – spiega il direttore generale Tonino Pedicini – possiamo controllare meglio le quantità da preparare ogni giorno”. E se ci sarà “da lavorare” per trasformare lo spreco in dono “lo faremo” ha aggiunto garantendo al ministro la collaborazione del progetto.