Dopo un monitoraggio durato alcuni anni, gli scienziati hanno osservato l’accumulo e il rilascio della pressione del gas sotto l’Etna che ha portato all’eruzione della vigilia di Natale nel 2018.
Ebbene, secondo una nuova ricerca, alcuni tipi di gas si sono accumulati continuamente all’interno del sistema vulcanico per un anno prima dell’eruzione mentre la pressione degli altri gas defluiva. Lo riporta Eos.org.
Antonio Paonita, geochimico presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), sezione di Palermo, autore principale dello studio, ha spiegato: “Adesso siamo in grado di quantificare l’accumulo di pressione nel serbatoio magmatico mentre si sta sviluppando. Possiamo riconoscere un processo che si verifica all’interno del vulcano che provoca le eruzioni e dire: ‘Ok, sta iniziando, sta crescendo, è a livelli critici!‘”.
Se combinata con le teorie avanzate su come il magma si ricarichi all’interno del sistema magmatico dell’Etna, uno dei più attivi al mondo, questa nuova visione di come si accumula la pressione può aiutare gli scienziati a comprendere e a prevedere meglio le sue eruzioni.
Ora, ciò che accade all’interno dei serbatoi magmatici di un vulcano è correlato al comportamento del vulcano in superficie. Magma e gas volatili fluiscono in una camera nelle profondità della Terra e talvolta trovano vie d’uscita non esplosive attraverso i condotti. I vulcani tendono a eruttare quando una camera magmatica diventa sovrapressurizzata e questo può succedere quando più magma e gas entrano nella camera rispetto a quanto ne esce.
L’accumulo di pressione in alcuni sistemi vulcanici può allungarsi per decine di anni fino ad arrivare a un’eruzione. Altri sistemi, tuttavia, come proprio l’Etna, “mostrano normalmente dinamiche più rapide e attività eruttiva frequente” che si estendono per mesi o anni, ha spiegato il dott. Paonita.
Ora, man mano che le teorie sulla ricarica del magma di un serbatoio diventano più sofisticate, il monitoraggio superficiale e remoto del degassamento vulcanico può aiutare i ricercatori a stimare lo stato generale di pressurizzazione all’interno di un sistema vulcanico e ad anticiparne il potenziale di eruzione.
L’Etna rappresenta un banco eccellente di prova per queste teorie per una serie di motivi: erutta regolarmente; gli scienziati hanno modellato il suo sistema di ricarica del magma; una vasta rete di strumenti monitora continuamente il degassamento del vulcano. Con una combinazione di telerilevamento e campionamento in loco, i ricercatori hanno analizzato i modelli di degasaggio di anidride carbonica (CO2), anidride solforosa (SO2), acido cloridrico ed isotopi di elio a partire da un anno prima dell’eruzione del 24 dicembre 2018 fino a circa un anno dopo.
“Diversi gas vengono rilasciati dal magma a diverse profondità lungo il percorso di salita del magma – ha spiegato Paonita – In parole povere, ogni gas è indicativo di un intervallo di profondità in cui si verifica il degassamento e la dinamica del magma agisce”.
Il team ha scoperto che il rapporto isotopico dell’elio emesso dall’Etna è aumentato costantemente dalla prima metà del 2017 fino all’eruzione, dopodiché è diminuito in modo significativo. Il flusso di CO2, che era stato basso e costante, è aumentato nel giugno 2018 per poi diminuire e risalire ciclicamente fino all’eruzione. Il flusso di SO2, tuttavia, è aumentato solo nelle settimane immediatamente precedenti l’eruzione – da circa 5.000 tonnellate a circa 12.000 tonnellate al giorno – ed è tornato ai livelli tipici dopo l’eruzione.
“Il nostro studio ha evidenziato uno squilibrio tra la quantità di gas che normalmente sale con il magma dal mantello sotto un vulcano e quella emessa nelle fasi pre e inter-eruttive – ha affermato Paonita – Riconoscere e quantificare questo ‘squilibrio’ e la sua evoluzione quasi in tempo reale fornisce una nuova chiave interpretativa per valutare lo ‘stato di attività’ del vulcano”. Il team ha pubblicato questi risultati su Science Advances il 1 settembre.
L’Etna ha eruttato 50 volte nel 2021 ed è cresciuto di 31 metri in più negli ultimi 6 mesi.