- Diffuso in tutto il mondo arriva anche in Italia il fenomeno “svuotacarrello”
- Si riduce la quantità di prodotto nelle confezioni, mantenendo inalterati i prezzi
- Un trucco sempre più diffuso che garantisce enormi guadagni alle aziende
Si chiama shrinkflation, dal termine inglese shrinkage (contrazione), ed è il fenomeno conosciuto in Italia anche come “svuotacarrello”, che l’Istat monitora ormai da tempo. Questo trucchetto, sempre più diffuso nel nostro Paese, consiste nel tagliare la quantità dei prodotti del supermercato, senza però abbassare i prezzi delle confezioni.
Prezzi bloccati e confezioni ridotte
Cosmetici, detersivi, pannolini, ma anche biscotti, miele, snack, merendine, acqua, birra e succhi di frutta. Lo shrinkflation interessa diversi generi di articoli, dai prodotti alimentari a quelli per la casa e per la cura della persona.
In breve, i prezzi di vendita restano inalterati, nonostante le dosi e i pesi inseriti subiscano una costante diminuzione, in termini di dimensione e di unità di prodotto.
Così, per esempio, allo stesso prezzo è possibile acquistare una confezione di carta igienica con un minor numero di strappi, vasetti di marmellata con una minore grammatura, lattine da 25 ml al posto di 33 ml, tubetti di dentifricio da 75 ml al posto di 100 ml e confezioni di fazzoletti di carta con 9 unità al posto di 10.
Da un lato i prezzi vengono percepiti dai consumatori come relativamente stabili, mentre dall’altro la spesa risulta molto più leggera e i consumatori sono costretti nell’arco di uno o due mesi ad acquistare una maggiore quantità di prodotto.
Si tratta di una vera e propria “inflazione occulta”, che pesa sempre più sui bilanci delle famiglie italiane. Una pratica che viene spesso imputata all’aumento delle imposte sui consumi, un rincaro che le aziende preferiscono scaricare sui consumatori in modo “soft”, piuttosto che aumentare i prezzi.
Questo trucco ricorda per certi versi la fatturazione di 4 settimane utilizzata dalle compagnie telefoniche, con l’invio di 13 bollette anziché 12 come accadeva con la fatturazione mensile, grazie a cui gli operatori di telefonia hanno registrato ricavi più alti dell’8,6%. Questa pratica scorretta è poi stata sanzionata e le compagnie sono state costrette a rimborsare gli utenti.
Cosa possono fare i consumatori
Sicuramente è necessario prestare molta attenzione quando si va a fare la spesa, soprattutto nel caso di prodotti, acquistati con più frequenza e che incidono maggiormente sul budget familiare.
Occorre, dunque, leggere attentamente le etichette, verificare la quantità di prodotto contenuta all’interno di ciascuna confezione e il prezzo al kg/litro e se esistono prodotti con lo stesso prezzo, ma grammature diverse.
Infine, ci si può rivolgere alle associazioni di consumatori per denunciare tale fenomeno e sollecitare un comportamento più corretto e trasparente da parte delle aziende.
La segnalazione di Consumerismo all’Antitrust
Per contrastare tale fenomeno, che consente enormi guadagni alle aziende produttrici, ma che di fatto svuota le tasche dei consumatori, l’associazione No profit dei consumatori Consumerismo ha presentato un esposto all’Antitrust.
L’obiettivo di questo esposto è quello di accertare se tale pratica possa violare le norme del Codice del Consumo e realizzare una pratica commerciale scorretta, anche alla luce delle affermazioni dell’Istat che, nel corso di una puntata di “Mi Manda Raitre” dei giorni scorsi, ha confermato l’esistenza di tale fenomeno nel nostro paese e le ripercussioni economiche per le famiglie.
L’associazione ha invitato i consumatori a segnalare qualsiasi prodotto per il quale sia stata riscontrata una diminuzione delle quantità nelle confezioni, a fronte di prezzi inalterati, segnalazioni che verranno immediatamente inoltrate all’Antitrust.
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