Cosa pensare di un Paese che approva i reati ambientali, ma smantella il suo sistema di vigilanza ambientale?
Il Parlamento italiano lo scorso maggio dopo un dibattito durato moltissimi anni è riuscito, finalmente, ad approvare l’introduzione dei reati ambientali nel codice penale. Una novità legislativa attesa ed auspicata da tutti gli ambienti “sani” del nostro Paese. Certamente non la migliore possibile, ma comunque un importante passo avanti verso la repressione di coloro che hanno avvelenato (e stanno avvelenando) l’ambiente e la salute di milioni di cittadini.
Passano poche settimane, però, e l’obiettivo appena centrato viene messo in discussione da altre riforme che stanno pesantemente mettendo in discussione il regime di vigilanza ambientale del nostro Pase.
Con gli ultimi provvedimenti nel contesto della riforma della pubblica amministrazione, il Governo, infatti, è intervenuto in modo brutale sulle uniche due forze di polizia ambientale esistenti in Italia.
Da un lato, il previsto assorbimento tramite la legge delega sul riordino delle pubbliche amministrazioni di gran parte del Corpo Forestale nell’Arma dei Carabinieri, con incerti effetti sulle sue funzioni di controllo, in particolare ambientale. Dall’altro, il vero e proprio “spezzatino” di cui sarà oggetto, per effetto del Decreto Legge “Enti Locali“, la Polizia provinciale, divisa tra una vaga assegnazione a qualche Regione e alle polizie municipali.
Tutto ciò, a danno di quella vigilanza ambientale con la conseguente assenza pressoché totale di controlli sulle attività di controllo sugli illeciti ambientali che hanno poi ripercussioni puntuali sulla salute dei cittadini.
Da più parti si sta denunciando il caos che deriverà da queste riforme che intervengono in maniera assolutamente irrazionale su un settore che vede ogni anno aumentare il numero dei reati e il controllo delle ecomafie!
E recentemente le Associazioni ambientaliste e animaliste hanno puntato l’attenzione sul controllo sulle attività di caccia che viene messo seriamente in discussione da quanto sta avvenendo, con gravissimi danni alla biodiversità e all’ambiente e con la certezza di nuove infrazioni comunitarie.
Per questo, le Associazioni ambientaliste ed animaliste – dopo essere intervenute più volte su Governo e Parlamento – hanno scritto anche alla Commissione europea, chiedendo di valutare subito un intervento sui problemi ambientali che si verificherebbero con la sostanziale cancellazione della vigilanza in Italia, e in particolare sul pericolo che, già a partire dalla prossima stagione venatoria, si determini l’assoluta mancanza di organi deputati ai controlli, con il sicuro aumento dei casi di bracconaggio anche di specie protette.
La speranza è che Governo e Parlamento si rendano conto delle conseguenze ambientali delle loro scelte o che, in alternativa, l’Europa intervenga subito e li costringa a farlo.
Con la lettera inviata alla Commissione europea, Animalisti italiani, Cabs Italia, Enpa, Lac, Lav, Lipu e WWF Italia hanno denunciato lo smantellamento del sistema di vigilanza ambientale e venatoria che il Governo sta producendo nell’ambito della riforma della Pubblica Amministrazione. Scelte inaudite e irresponsabili, che forse non sono state pienamente valutate nei loro effetti negativi e che vanno in direzione esattamente opposta a quanto chiesto dall’Europa.
Lo scorso autunno, per fare solo un esempio, la Commissione europea ha avviato una pre-procedura di infrazione (EU PILOT 6955/14/ENVI) con cui evidenziava diverse criticità rispetto alla gestione della caccia in Italia, tra le quali proprio il tema della vigilanza venatoria, chiedendo nello specifico di ottenere informazioni sul numero dei controlli, la loro frequenza, i risultati ottenuti e le relative sanzioni.
Il timore paventato dalla Commissione era cioè quello di una condizione insufficiente di vigilanza, tale da non garantire l’effettiva tutela della biodiversità e la corretta applicazione del diritto comunitario.
Un timore più che fondato che oggi diventa vera e propria emergenza di fronte alle paventate scelte del Governo Renzi.
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