Cosa prevede la riforma del catasto fortemente voluta dal governo Draghi? Si tratta di una riforma pensata per far emergere nei registri pubblici terreni e immobili non registrati o registrati in non modo corretto. Sono previsti, fra l’altro, nuovi strumenti per comuni e Agenzia delle entrate per l’individuazione e la corretta classificazione degli immobili.
Innanzitutto, verranno aggiornati i valori patrimoniali e le rendite dell’unità immobiliare in modo che siano parametrati ai valori di mercato e che siano periodicamente adeguati. Per gli immobili storici non saranno ridotti i valori, considerati i più gravosi oneri di manutenzione e conservazione. In ogni caso le informazioni non saranno utilizzate per finalità fiscali come Imu, redditi Isee, ecc. È specificato nel testo: le informazioni non saranno “utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali e, comunque, per finalità fiscali”.
L’obiettivo principale è comunque scovare i cosiddetti immobili e terreni fantasma non dichiarati al catasto. Ora che l’Agenzia delle Entrate ha assorbito l’Agenzia del Territorio, insieme con i comuni userà nuovi strumenti per trovare questi immobili sconosciuti al catasto ma anche per verificare che destinazioni d’uso e categorie catastale siano corrette.
Si calcola che le persone “fisiche” interessate dalla riforma saranno 39 milioni, mentre 1,5 milioni quelle “giuridiche”.
Si tratta di un disegno di legge approvato lo scorso ottobre dal governo con la forma di legge delega e quindi deve essere votato dal Parlamento che poi delegherà al governo il compito di approvare i decreti legislativi con cui attuarlo. Il testo (un articolo nell’ambito di un totale di dieci con varie novità sul fisco) ha comunque spaccato la maggioranza con la Lega che teme un aumento della tassazione nonostante sia espressamente specificato che la riforma non servirà a questo.