- L’economista fa una riflessione su reddito di cittadinanza e lavoro
- Secondo lui lo strumento non va abolito perché ha aiutato le famiglie
- Il problema è che non c’è lavoro, soprattutto al Sud
In Italia a non funzionare non è la mancanza di incontro tra domanda e offerta di lavoro ma il fatto che “posti di lavoro in realtà non ce ne siano da offrire a chi vorrebbe trovare un’occupazione”. Lo afferma l’economista Pietro Busetta in una intervento pubblicato sul Quotidiano del Sud.
Il lavoro non c’è
“Molti sono convinti – scrive Busetta – che il motivo per il quale il reddito di cittadinanza non ha funzionato, come politica attiva del lavoro, sia stato nella incapacità della struttura organizzativa delle agenzie del lavoro nonché dei navigator di attuare linee corrette. La mia convinzione precisa è, invece, che sia proprio il concetto a essere sbagliato”.
“Quando parliamo dei grandi numeri che riguardano il Mezzogiorno, dei 6 milioni e 100.000 occupati, compresi i sommersi, e della esigenza di oltre 3 milioni di posti di lavoro per arrivare a quel rapporto fisiologico delle realtà a sviluppo compiuto, allora ci si rende conto come le offerte non soddisfatte non siano che aspetti di casi marginali e di episodi, certo da non sottovalutare, ma che sempre di episodi si tratti”.
RdC come possibilità di sopravvivenza
In questo contesto il reddito di cittadinanza si pone come possibilità di sopravvivenza per le famiglie più che come politica attiva del lavoro. E per questo per Busetta le critiche su questa misure non sono corrette. Questo strumento “tanto aiuto ha dato alle fasce più deboli nel momento della pandemia. Certamente, bisogna incrementare i controlli per evitare che molti furbetti possano accedere a tale reddito senza averne i requisiti”. È evidente che il reddito di cittadinanza “ha fatto venire meno il ruolo di riserva di manodopera del Sud, che forniva anche camerieri che, piuttosto che morire di fame a Napoli, erano disposti a trasferirsi per salari molto contenuti ohe consentivano una sopravvivenza di stenti”.
Una nuova prospettiva per il Sud
La soluzione, secondo Busetta, non sta nell’abolizione della misura ma in una nuova prospettiva per il Sud “cominciando a pensare a trasferire le aziende, piuttosto che far trasferire le persone. Operazione che, per grandi numeri, dovrebbe avvenire con le Zes, le zone economiche speciali che stentano a partire nel modo corretto. O a far diventare il Sud piattaforma logistica del Mediterraneo mettendo a regime i porti di Gioia Tauro piuttosto che quello di Augusta”, oltre a puntare sul turismo. “Il reddito di cittadinanza, oltre a far emergere i tanti furbetti del Paese ha il merito di aver evidenziato una massa enorme di persone che avrebbero bisogno di un’occupazione”.
Purtroppo, conclude Busetta, “anche nel Pnrr non vi sono obiettivi precisi di occupazione per aree e temo che la resilienza vorrà dire tornare ai numeri di prima della pandemia. Numeri che per noi non erano per nulla favorevoli”.
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