Le condizioni e le prospettive del Mezzogiorno contemporaneo sono preoccupanti; con tutta probabilità, siamo nel momento peggiore dell’intero secondo dopoguerra: quindi degli ultimi settanta anni.
Questa affermazione non nasce da una volontà di indulgere verso il pessimismo, o da una forzatura in senso negativo dell’interpretazione della realtà.
Purtroppo, appare come la razionale sintesi dell’analisi che verrà presentata nelle pagine che seguono.
Naturalmente, singoli elementi del quadro possono essere male interpretati, o nascondere al loro interno aspetti più positivi: questo testo è senz’altro un contributo alla discussione, aperto a critiche e revisioni.
Ancora, la storia ci ha insegnato che proprio in momenti difficili si può tendere a sottovalutare gli elementi più positivi: con uno sguardo restrospettivo appare chiaro come, a volte, fenomeni di ripresa del Mezzogiorno (come dell’intero Paese) siano scaturiti da fattori difficilmente comprensibili nell’immediata contemporaneità.
Il pensiero va ai primi anni novanta: era davvero difficile prevedere in quegli anni fenomeni quali l’avvento dei «nuovi sindaci» nelle città del Mezzogiorno e la forte ripresa di partecipazione civica e di progettualità politica; ovvero il forte sviluppo di tutte le produzioni leggere del Mezzogiorno destinate ai mercati internazionali.
C’è da augurarsi che anche la realtà odierna nasconda al suo interno fenomeni ancora poco visibili, eppure forieri di positive trasformazioni. Con tutte queste cautele in mente, tuttavia, un’analisi della realtà contemporanea mostra diffuse sofferenze; fa scaturire evidenti preoccupazioni.
In particolare, molte delle dinamiche negative possono tendere a proseguire.
Il messaggio di fondo di questo scritto è semplice: siamo a un tornante storico molto rilevante; senza una vigorosa azione politica di contrasto alle tendenze che sono in atto, le prospettive del Mezzogiorno saranno grame.
Non si tratta di mitigare gli effetti della crisi, ma di ricostruire un futuro possibile.
Le condizioni dell’economia meridionale – nell’ambito del più generale quadro dell’economia italiana – sono piuttosto ben note. Tanto da consigliare di non offrire una lunga litania di dati, tutti di segno negativo: sulla produzione, sull’occupazione, sui redditi, sui consumi.
Proviamo invece a riassumere alcuni aspetti di fondo della situazione.