Il pagamento del Canone Rai, il tributo richiesto per finanziare la televisione pubblica italiana, dal 2016 avviene in dieci rate mensili mediante addebito nella fattura per i titolari di utenza di fornitura di energia elettrica. E nel 2017 l’importo del canone è passato da 100€ a 90€.
L’obiettivo di combattere l’evasione fiscale dell’imposta fu centrato: nel 2016, infatti, ci fu un incasso di 420 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente, con una riduzione degli evasori dal 36 al 10%.
Ebbene, il canone resterà in bolletta ma fino al termine del 2022. Infatti, dopo quella data, il tributo dovrà essere tolto dagli “oneri impropri” dei costi dell’energia. Il motivo? L’Italia deve rispettare gli impegni presi con il Piano di ripresa e resilienza (PNNR), come riportato da ItaliaOggi.it, citando fonti della Commissione Europea: “La decisione di esecuzione del Consiglio sul piano italiano di ripresa e resilienza comprende misure volte a garantire la diffusione della concorrenza nei mercati al dettaglio dell’elettricità”.
In parole povere, secondo la Commissione Europea, il canone RAI così riscosso penalizza le bollette dell’energia, che diventano più care del dovuto, impedendo ai consumatori di gestire in un diverso modo il pagamento dell’imposta per la TV di Stato.
Si tratta, quindi, di raccomandazioni UE, in base a cui le misure di accompagnamento entreranno in vigore al più tardi il 31 dicembre 2022.
Stando a ciò, il canone RAI dovrebbe esseretolto dai costi dell’elettricità attraverso una riforma relativa al mercato dell’energia (che nel 2023 prevede un nuovo step nel percorso di liberalzzazione dei servizi) e non tramite la legge annuale sulla concorrenza (perché il DDL relativo al 2021 è stato approvato di recente dal Consiglio dei Ministri). I fornitori di energia, pertanto, non potranno riscuotere oneri che non riguardano il proprio settore.