Fiducia è parola bella, riposante, oserei dire sacra. Fiducia in famiglia, tra gli amici, sul lavoro. Fondamentale è anche la fiducia che i cittadini debbono nutrire per le istituzioni. Lo Stato deve farsi presente nella vita della gente e arrivare, concretamente, là dove essa vive. Soprattutto deve essere di esempio nel mantenere gli impegni presi, le promesse fatte, la parola data.
Nel dicembre del 2013, l’allora premier Enrico Letta annunciava agli italiani che per la prima volta il governo prendeva atto che un intero territorio – la cosiddetta “terra dei fuochi” – era stato stuprato, inquinato, avvelenato al punto da creare seri problemi non solo all’ambiente ma anche alla salute dei cittadini. Promise un decreto che fu emanato poco dopo. Facemmo salti di gioia, ma ci rendemmo presto conto che era ben poca cosa di fronte alla complessità del dramma da sanare.
Tra l’altro il decreto prevedeva l’arresto dei piromani colti in flagrante a incendiare i rifiuti e l’invio dell’ esercito: ben 1000 militari per due anni. Facemmo notare all’allora ministro dell’ambiente, Andrea Orlando, che era inutile e ingiusto gettare in carcere un piromane – in genere un immigrato o un disoccupato retribuiti con pochi spiccioli – se non ci si dava da fare per arrivare ai mandanti, a quegli industriali disonesti, cioè, che, ben camuffati e protetti, stanno all’origine della maggior parte dei disastri ambientali in Italia.
Per quanto riguardava la sorveglianza, poi, chiedemmo con insistenza di non inviare i militari, ma di potenziare le forze dell’ ordine già presenti nei nostri paesi. Niente da fare, due mesi dopo il decreto veniva convertito in legge. I militari, però, come per incanto, si ridussero a 100 e per un anno solo. Come mai? Il solito ritornello: soldi non ce ne sono. Immaginate la rabbia dei volontari. Oltre il danno la beffa. Si sentirono ingannati, raggirati, presi in giro.
L’anno di permanenza dei militari passò in fretta ma la “terra dei fuochi” era ben lontana anche da una qualche pur parziale soluzione per cui si pensò a una proroga. Veniamo a sapere in questi giorni che dei 10 milioni di euro che sarebbero dovuti servire per continuare ad assicurare la presenza dell’esercito in Campania, ben 9, 7 milioni saranno deviati in gran parte per garantire la sicurezza dell’Expo di Milano.
Mentre per i militari in Campania è assicurata la presenza per appena tre mesi. E poi? Rubare è peccato grave, rubare ai poveri è sacrilegio. A ben guardare un altro bel regalo alla camorra nostrana. Immaginate lo scompiglio che ne è derivato. Chiedo al governo in carica: ma perché accade questo? Perché, cari ministri, mentre ci chiedete aiuto e collaborazione, non mantenete per primi la parola data? Ma a chi serve questo strano modo di agire? Perché vengono esasperati gli animi di questi giovani che, a costo zero per le casse dello Stato, stanno dando un esempio di civiltà altissima? Proprio dalla martoriata e tanto bistrattata “terra dei fuochi” occorreva stornare quel denaro per assicurare la pur necessaria sicurezza a Milano?
Il Governo ha assicurato che saranno trovati i fondi per il resto dell’ anno. Un’altra promessa? Dobbiamo ancora fidarci? Appena eletto segretario del suo partito, Matteo Renzi volle incontrare il vescovo Angelo Spinillo, me e alcuni sacerdoti della diocesi di Aversa.
Parlò poco, ma si mise in ascolto con serietà e promise che sarebbe ritornato a constatare di persona come sarebbero evoluti gli eventi nei mesi a venire. Ecco, credo che quel tempo sia giunto.
Presidente, ritorni, da Capo del governo, nella “terra dei fuochi”. Venga a vedere con i suoi occhi come stanno realmente le cose. Venga ad abbracciare i genitori dei tantissimi bambini volati in cielo dilaniati dal cancro e dalla leucemia. Venga a dichiarare questi piccoli: vittime innocenti delle ecomafie.
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