“La mia speranza è che le classi dirigenti capiscano l’ irripetibile opportunità del momento. Per un ventennio ci siamo lamentati delle politiche di austerity sui bilanci. Abbiamo sacrificato al dovere di ripianare i debiti delle generazioni passate ogni investimento, ogni infrastruttura sociale, ogni spesa per lo sviluppo. E adesso che le risorse ci sono, chi potrà più guardare in faccia gli italiani, i meridionali, i siciliani, se non saprà fare il suo dovere?”. Sono le parole di Mara Carfagna, ministra per il Sud che in un’intervista a Repubblica parla dell’“opportunità irripetibile” del Pnrr per la Sicilia. Ma non solo. C’è anche il Ponte sullo Stretto.
Carfagna indica gli investimenti principali presenti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza dedicati alla Sicilia: alta velocità sulla tratta Palermo-Messina-Catania, investimenti su porti e Zes per un totale di 325 milioni. “Ma aggrediremo – dice – anche il problema della dispersione idrica, orientando verso la Sicilia percentuali significative dei 300 milioni del React-Eu stanziati per gli acquedotti del Mezzogiorno”.
Poi in Sicilia ci sarà “sicuramente uno degli ecosistemi dell’innovazione finanziati dal Pnrr, luoghi anche “fisici” dove ricerca e imprese incrociano i loro progetti”. E in programma, fuori dal Pnrr, 1,7 miliardi di investimenti di Terna sulla rete elettrica.
In questo contesto si punterà a procedure più snelle: “La semplificazione – afferma Carfagna ‘amica’degli imprenditori seri e nemica degli imbroglioni e delle mafie, che hanno fatto la propria fortuna utilizzando le pieghe di procedimenti opachi e inaccessibili a chi non ha ‘amici degli amici’ nel posto giusto”. Inoltre, assicura che i progetti del Recovery Plan “saranno vigilatissimi” e invoca per la Sicilia “il modello Genova”.
Infine, il Ponte: “Nella mia visione il Ponte sullo Stretto è una priorità. Può essere fatto con risorse nazionali e presto la relazione del Comitato appositamente insediato ci dirà anche quale modello è preferibile. Ma non facciamo gli ingenui: il Ponte è una di quelle grandi opere che cambiano un Paese. Serve un accordo politico forte per arrivare fino in fondo. L’ opera non è una bandierina politica di questo o di quello, inutile tagliare il nastro se poi sarà un’ altra incompiuta. Dobbiamo promuovere un “Patto per il Ponte” che regga nel tempo”.