E’ stato un agosto di emergenze. Immigrazione, borse in picchiata, criminalità organizzata, terrorismo internazionale. Su Resto al Sud ci si è impegnati su un’altra emergenza legata alla missione della testata: la nuova questione meridionale, intuita da questo portale due anni e mezzo fa, ma emersa con chiarezza nel dibattito pubblico dagli scenari cupi del recente rapporto Svimez.
Resto al Sud dalla sua fondazione vuole raccontare il Meridione che funziona, che guarda avanti, che innova. E tale era e rimane l’indirizzo. Ma quando il dato di desertificazione del Sud è emerso stentoreo dal rapporto, si è dovuto prendere atto che occorre discutere con maggior forza della questione meridionale, proponendo interventi in tal senso e facendoli viaggiare sulle onde dei social media.
Provando a costruire un’intelligenza collettiva utile al Meridione che vuole cambiare.
Si è così contribuito a mettere in moto una dialettica, incuneata del dibattito politico, perché solo la politica ha il potere di decidere e intervenire.
Tutto questo sempre in parallelo all’attenzione e al racconto del “Sud migliore“.
Nel quadro politico di cui si parlava, il ministro Padoan, interpellato sull’argomento Sud al meeting di Rimini, ha detto chiaramente: scordatevi agenzie ad hoc dedicate al Meridione. Niente nuova Cassa per il Mezzogiorno, per intenderci o agenzie speciali.
Il ministro ha affermato che gli interventi avverranno nel quadro della legge di stabilità. In essa sta studiando la possibilità di agevolazioni fiscali per il Sud, soprattutto per chi assume giovani e donne e chi fa innovazione. Però la riforma delle tasse dovrà essere affiancata ai tagli di spesa.
Qualcosa si muove, dunque. Si parla in via preliminare di un credito d’imposta dal 120 al 130%, per chi investe nelle regioni meridionali. Comunque senza scendere nei dettagli tecnici, in cui molti addetti ai lavori si sono già da ieri avventurati, si vorrebbe che questo master plan inizi ad avere linee di demarcazione e quindi forme percettibili. E Padoan ha iniziato a prendere impegni pubblici. Ciò rincuora chi, per un intero mese dove molta informazione è andata in vacanza, ha tenuto i riflettori accesi sull’emergenza Sud.
Purtroppo l’argomento, come ho avuto già modo di scrivere, non appassiona molto i giornali nazionali, a prescindere dalle ferie. Troppo solcati sono i pregiudizi sul Meridione, in virtù del suo passato. Ovvero quel rapporto politico- elettore, sovente costruito sul clientelismo e la presenza delle mafie, che con la minaccia finiscono per incunearsi negli appalti.
Povero Sud, porta un fardello che somiglia alla croce di Cristo. E le nuove generazioni, esenti da tutte le colpe, pagano scotto innocentemente. Questa fattore rattrista molto. I nostri ventenni si affacciano al mondo del lavoro: nel mezzo di una crisi economica epocale, in terre martoriate dal ogni tipo di malanno sociale e con il conto di un passato oscuro, di cui a volte non conoscono la triste storia.