La notizia di un raid vandalico notturno, con lancio di pietre, contro bus della Azienda Napoletana Mobilità, avvenuto a Scampia nei giorni scorsi, in una scia di episodi analoghi che interessa diverse periferie napoletane, ha suscitato grande allarme.
I vertici dell’azienda, al fine di salvaguardare la sicurezza dei dipendenti e dell’utenza, hanno paventato di cambiare i percorsi delle linee notturne prese di mira.
L’Assessore alla Mobilità ha dichiarato di non condividere, in linea di principio, tale soluzione e di rinviare ad una valutazione politica le scelte da assumere. Intanto, grazie all’immediata risposta dei carabinieri, che stanno garantendo un servizio di scorta ai mezzi di trasporto nelle strade più pericolose del quartiere, sembra scongiurata, almeno temporaneamente, la riduzione del servizio.
Ancora una volta, di fronte all’emergere di una delle tante criticità di Scampia, la risposta è difensiva, o meglio, è solo difensiva. Mai che la classe dirigente della città provi a ragionare sulle cause dei fenomeni e sul modo di aggredirle non estemporaneamente. Sia chiaro che le scorrerie sono da condannare senza alcuna condizione e che chi se ne fa autore deve essere scovato e punito. Si tratta, infatti, di atti criminali, che cadono nella responsabilità di chi consapevolmente li consuma.
Sia chiaro, altrettanto, che la tutela della sicurezza dei lavoratori e dei fruitori dei servizi di linea dell’ANM è una priorità. Ma possibile che Scampia, come e più delle altre periferie, esista unicamente quando esplodono fenomeni criminali? Per mesi e anni e lustri, chi parla di Scampia? Chi si occupa di questo quartiere, chi escogita soluzioni ai suoi tanti problemi? Chi prova a progettare un futuro diverso insieme agli abitanti, e sono numerosi, pronti a darsi da fare?
E’ in un clima di abbandono ambientale come questo, che si realizzano fenomeni di devianza sociale, anche adolescenziale, come quello degli assalti ai mezzi pubblici.
Non ce lo possiamo nascondere, ce lo dobbiamo dire! Non per sminuire o per giustificare. Ce lo dobbiamo dire per costruire un futuro diverso. Bisogna investire nelle periferie con intelligenza, sensibilità, lungimiranza. Bisogna che le persone che abitano nelle periferie non si sentano meno cittadini degli altri.
Bisogna che siano stimolati ad essere protagonisti di una città allargata, dove la distanza dal centro non sia una limitazione discriminatoria di diritti e di opportunità.
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