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Meno legali, veterinari e consulenti: per la crisi la Calabria perde mille professionisti
15 Apr 2021 07:55

  • Il Rapporto sulle Libere Professioni in Calabria realizzato da Confprofessioni
  • La pandemia ha creato gravi scompensi in un settore con grossi problemi strutturali
  • Il contesto calabrese fatica ad assegnare ai professionisti un ruolo chiave

Una calo del 12% degli occupati e una diminuzione di oltre mille professionisti (-1.174, pari al -3,7%): la crisi generata dalla pandemia ha avuto un forte impatto negativo sul mercato del lavoro della Calabria e, in particolare sul mondo dei liberi professionisti.

I dati si riferiscono al primo trimestre del 2020 ed emergono dal Rapporto sulle Libere Professioni in Calabria, realizzato dalla Fondazione Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni con il coordinamento scientifico di Paolo Feltrin.

La crisi ha aggravato problemi strutturali

Secondo lo studio di Confprofessioni la pandemia ha creato gravi scompensi in un settore che presentava già grossi problemi strutturali prima della crisi pandemica. Nel 2019, infatti, in Calabria i liberi professionisti rappresentavano il 23% degli indipendenti, dato che si colloca al di sotto dell’aggregato nazionale (27%).

Il contesto calabrese, inoltre, fatica inoltre ad assegnare ai professionisti quel ruolo chiave in termini di creazione di lavoro dipendente che svolgono in tutta Italia: in Calabria, nel periodo 2009-2019, si registra una diminuzione del -50,4% dei liberi professionisti con dipendenti, valore in controtendenza rispetto a quello registrato a livello nazionale (+5,8%).

Meno giovani professionisti

Un fenomeno poi particolarmente significativo e preoccupante per il futuro del mercato del lavoro calabrese è la forte riduzione del numero di giovani professionisti, costretti spesso a trovare una nuova occupazione o a svolgere la libera professione altrove. 

Questa regione – evidenzia Vilma Iaria, commissario di Confprofessioni Calabria – non rappresenta purtroppo un posto dove un giovane riesce ad immaginare il suo futuro e quello della sua attività. Non c’è l’humus giusto. La Calabria è sempre stata considerata come una terra di migranti, oggi è la terra di tantissimi cervelli in fuga alla ricerca di un contesto che li faccia crescere e realizzare“. 

Meno legali, veterinari e consulenti

Nello specifico le aree che, dal 2011 al 2019, registrano una diminuzione della quota dei liberi professionisti nella fascia d’età 15-34 anni sono: “Area legale”, “Veterinari e altre attività scientifiche”, “Commercio finanza e immobiliare” e “Servizi alle imprese e tempo libero”. L’incremento più significativo si riscontra invece per “Area amministrativa” che passa dal 7% nel 2011 al 17% nel 2019. In generale, il totale dei liberi professionisti giovani in Calabria non presenta a livello percentuale un incremento bensì una riduzione passando dal 21% nel 2011 al 15% nel 2019.

“La Regione Calabria – dichiara Fausto Orsomarso, Assessore al Lavoro, Sviluppo Economico e Turismo della Regione Calabria, intervenuto nel corso della presentazione del rapporto di Confprofessioni – ha voluto sostenere con risorse proprie, aggiuntive rispetto a quelle del governo, i liberi professionisti e le partite iva. Lo abbiamo fatto con misure mirate grazie alle quali la Calabria ha anche fatto fronte ad alcune mancanze del governo si è distinta come una delle regioni più impegnate nel sostegno alle attività colpite dall’emergenza coronavirus. Più in generale – conclude Orsomarso – abbiamo tentato di sostenere il tessuto economico calabrese per farlo resistere alla crisi e aiutarne la ripartenza, e ciò non può che avere ricadute positive sulle attività dei diversi settori professionali.  Abbiamo puntato ad una programmazione degli interventi capace di rispondere alle istanze dei vari settori, cercando di massimizzare l’impatto sul tessuto produttivo, in vista della stagione di rilancio della nostra economia”.

Ripensare in prospettiva universalistica strumenti di tutela nati e strutturati invece a beneficio dei soli lavoratori subordinati

Benché l’art. 35 della nostra costituzione tuteli il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni – sottolinea l’on. Antonio Viscomi – l’emergenza epidemiologica ha invece dimostrato in modo brutale e doloroso quanto precaria sia la dimensione professionale (e quindi anche quella personale) dei lavoratori autonomi, soprattutto se giovani, donne o meridionali. E ha messo in evidenza l’esigenza di ripensare in prospettiva universalistica strumenti di tutela nati e strutturati invece a beneficio dei soli lavoratori subordinati. La verità – conclude Viscomi – è che scontiamo un grande ritardo conoscitivo che non ci aiuta a riconoscere ed apprezzare il valore economico e sociale del lavoro autonomo. Per questo ben vengano studi e ricerche come quelli proposti oggi dalla sezione calabrese di Confprofessioni”.

Nel corso della presentazione del rapporto, effettuata da Paolo Feltrin, Coordinatore Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni, sono intervenuti Gaetano Stella (Presidente di Confprofessioni), Francesco Cufari, (Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Calabria); Giuseppe Funaro (Associazione Liberi Architetti e Ingegneri) e Fabio Lico (Associazione Nazionale Archeologi) e Luca De Gregorio (BeProf). 

I risultati di questo studio rappresenteranno un importante punto di partenza per elaborare, insieme alle istituzioni nazionali e regionali, politiche di sostegno per i tantissimi liberi professionisti che in questa pandemia si sono sentiti privi di qualsiasi forma di tutela e di supporto economico e sociale.


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