L’unica vera norma anti-corruzione è l’onestà

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I magistrati non hanno bisogno di più poteri. Ne hanno a sufficienza. Anche troppi. Né c’è bisogno di norme “anti-corruzione”. Le norme ci sono. Ci sono e come.

L’unica vera norma anti-corruzione è l’onestà. Il proposito di ognuno di noi a rifiutare le scorciatoie. Rifiutare qualunque tipo di favore, in cambio delle regole condivise, affinché ognuno ottenga secondo il talento e l’impegno.

Ogni volta che accettiamo un compromesso, un obolo non dovuto (“quale” che sia), un favore che non ci spetta, una preferenza graziosamente accordata, ci siamo legati ad un patto ed abbiamo legato l’altro ad un patto.

Quello che, prima o poi, ci verrà chiesto indietro. E noi sappiamo che dovremo restituirlo. Ci siamo impegnati a giocare fuori delle regole e non potremo puntare il dito contro chi fa lo stesso; anche se, spostando la virgola dei decimali, il nostro patto era infinitesimale rispetto ad altri.

L’unica norma anti-corruzione è il pensiero critico libero; umile, ma deciso; è la Vita indipendente. Perché soltanto chi non deve restituire nulla potrà essere coraggioso senza apparire prepotente o opportunista, o volta faccia.

La sola norma anti-corruzione è la disposizione di ognuno di noi a sentirsi parte di una Comunità, in cui nessuno deve togliere alcunché agli altri; in cui esiste uno sguardo severo, indignato nei confronti di chi vive ‘sopra’ le regole; affinché venga isolato, fatto vergognare di sé; non accolto come “uno che sa vivere” o che “però fa le cose”. Perché l’idea sottesa è che le “cose” debbano essere a nostro vantaggio ed a danno di qualcun altro.

Ed è questo il patto perverso della corruzione: lo scambio di un vantaggio contro la dignità dell’uomo. Chi accetta lo scambio, ha perso la propria. Ma, per quello che vedo intorno a me, senza allargare troppo lo sguardo oltre i confini della regione, ne siamo ben lontani.

La corruzione esiste perché noi ne siamo complici, ogni volta che non denunciamo, accettiamo, approviamo.

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Published by
Gennaro Varone