Sarebbe stato un investigatore infiltrato tra i clan trapanesi a fornire al Gico della Finanza la descrizione del volto del boss Matteo Messina Denaro utilizzata per elaborare l’ultimo identikit del padrino ricercato da 21 anni.
La fonte sarebbe la stessa che a gennaio parlò di un presunto progetto di attentato pianificato dal capomafia di Castelvetrano al procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato, il magistrato che coordina le indagini sulla ricerca del latitante.
L’investigatore avrebbe raccolto notizie da chi frequenta abitualmente Messina Denaro: ne è venuto fuori un ritratto non troppo diverso da quello messo a punto dalla polizia anni fa.
Il boss appare un po’ più stempiato, coi capelli ancora scuri nonostante i 52 anni compiuti, appesantito e, unica vera differenza rispetto alle vecchie immagini, senza occhiali. Particolare su cui gli investigatori si stanno interrogando. Il padrino soffre di una grave malattia alla retina che lo spinse a ricorrere alla cure di uno specialista spagnolo e, secondo i medici, potrebbe avere perso la vista a un occhio. La pubblicazione dell’ultimo identikit del boss trapanese, secondo indiscrezioni, avrebbe provocato polemiche in Procura.
I pm che indagano su Messina Denaro non sarebbero stati informati dell’esistenza dell’immagine e avrebbero visto solo sui giornali il nuovo volto del latitante. La ricostruzione al computer sarebbe stata diffusa lunedì solo alle forze dell’ordine.
“Non ho ancora deciso se aprire un’indagine sulla pubblicazione dell’identikit – ha detto il procuratore di Palermo Francesco Messineo – In effetti non si può parlare proprio di fuga di notizie visto che ad essere diffusa è stata un’immagine e non una notizia. E poi non era stata vietata la divulgazione. Semplicemente non l’avevo autorizzata”.
Ultimo capo di Cosa nostra ricercato, Messina Denaro, “figlio d’arte” – il padre, morto, è lo storico boss Francesco Messina Denaro – è un enfant prodige del crimine: a 14 anni inizia ad usare le armi da fuoco e a 18 fa il suo primo omicidio. Ad un amico avrebbe confidato: “con le persone che ho ammazzato, io potrei fare un cimitero”.
Nel cuore del boss Totò Riina, Messina Denaro è stato condannato, tra l’altro, per gli attentati mafiosi di Roma, Firenze e Milano del ’93.
Amante delle auto sportive e delle belle donne, soprannominato Diabolik per la passione per il famoso personaggio dei fumetti, fa affari con le estorsioni e con gli appalti, ma anche col traffico di droga e le operazioni imprenditoriali e finanziarie. Secondo gli inquirenti, dietro il business dell’eolico in provincia di Trapani ci sarebbero i suoi capitali.
Come suoi sarebbero i soldi investiti da prestanome nella grande distribuzione alimentare: uno per tutti Giuseppe Grigoli, re dei supermercati Despar di mezza Sicilia a cui sono stati sequestrati beni per 700 milioni di euro. Un tesoro che, secondo gli inquirenti, sarebbe della primula rossa di Castelvetrano.
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