- Webinar dell’associazione Merita
- Intervenuta la viceministra Bellanova
- Focus su innovazione e uso delle risorse del Pnrr
Quali sono le sfide per l’agricoltura italiana e per l’agroalimentare alla luce delle risorse del Pnrr e della nuova Pac? Come coniugare agricoltura e innovazione? Come dare più valore ai prodotti italiani? E come gestire la necessità di maggiore sostenibilità? Sono le tematiche poste nel corso del webinar “Tra green e innovazione l’agricoltura del futuro per il Sud”, organizzato dall’Associazione Merita (Meridione Italia) e dal dipartimento dell’Economia dell’università di Foggia, introdotto dall’economista Claudio De Vincenti, promotore di Merita, e moderata dal giornalista del Sole 24 Ore, Nino Amadore.
Tra gli interventi, quello di Teresa Bellanova, viceministra delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile che ha voluto ribadire un concetto: “L’Italia riparte se riparte il Mezzogiorno. Non si può immaginare, anche in presenza di queste tante risorse, che la ripartenza non sia a trazione meridionale. E l’agroalimentare deve avere una centralità nell’azione politica, programmatica e di spesa del nostro Paese. E il Mezzogiorno ha un ruolo determinante in questo. Dobbiamo impegnarci nella valorizzazione delle produzioni agroalimentari: vedere prodotti agroalimentare in vendita sottocosto significa non aver capito il valore di questo settore e le opportunità di lavoro che può dare a giovani e donne. Se non diamo valore a questo settore trasmettiamo solo il messaggio che l’agricoltura sia un settore di sacrifici, fatica e redditi bassi. Si deve combattere il disvalore educando anche il consumatore. Per farlo serve anche lavorare sulla catena della distribuzione e sulla logistica, in modo che i prodotti finiscano nei mercati che possono apprezzare la nostra qualità”.
Per Giuseppe Coco, socio di Merita, Università Bari e Firenze, “l’agricoltura ha un’importanza notevole per il Sud e ha un valore aggiunto importante per l’economia del Mezzogiorno. Per questo va fatta una discussione anche alla luce delle risorse del Pnrr, affrontando le tematiche delle infrastrutture, comprese quelle idriche”.
“Il sistema agroalimentare italiano e meridionale non può avere futuro se non sarà dichiaratamente sostenibile – ha detto Guido Fabiani, professore emerito Università Roma Tre – e la crescita green ha bisogno del contributo fondamentale dell’agroalimentare. Serve un paradigma agroalimentare nuovo: occorre garantire un apparato organizzativo e programmatico per accedere alle risorse del Pnrr e nuova Pac. Fondamentali sono ricerca, formazione, assistenza tecnica diffusa e trasferimento tecnologico”.
Francesco Contò, direttore vicario del Dipartimento di Economia dell’Università di Foggia ha puntato il dito sulla concretizzazione di risorse e idee in progetti, parlando, ironicamente di “maledetto documento chiamato bando per il progetto”. Ci saranno “amministrazioni che emaneranno bandi a cui dovranno rispondere operatori che sono organizzati nei propri territori in sistemi agroalimentari mondiali, distretti del cibo, ecc. Organizzazioni che si vedranno calare sulla testa a ritmo forsennato bandi e progetti. Occorre un coordinamento per fare in modo che i soggetti rispondano ora e subito a questi bandi”.
Amedeo Lepore, Università Vanvitelli, socio promotore di Merita: “Occorre avvicinare agricoltura e industria guardando il tema della trasformazione. I due pilastri che dovranno trainare la crescita nei prossimi anni sono infatti transizione digitale ed ecologica. La speranza è far diventare Agricoltura 4.0 non un semplice ossimoro. Negli anni ‘90 l’agricoltura e la chimica, grazie a imprenditori illuminati come Raul Gardini, sono riusciti a connettere e ad aprire in modo anticipato una nuova frontiera. Anche oggi è possibile una cosa del genere con la connessione tra agricoltura e tecnologie abilitanti: i sistemi digitali possono garantire maggiore reddito, efficienza e tracciabilità. Secondo alcune stime, impiegando le innovazioni potremmo avere fino al 70% di cibo in più, oltre a prodotti di maggiore qualità e meno esposti a soluzioni chimiche. Oggi è possibile far prevalere questa agricoltura innovativa: è possibile avere un salto di produttività e agricoltura più sostenibile. Si potrà avere una connessione di agricoltura e industria per realizzare prodotti che non siano di breve durata”.
Maria Pia Piricò, imprenditrice presidente di Confagricoltura Donna Sicilia, però ha avvertito: “C’è ancora molta resistenza a recepire i nuovi sistemi. C’è un grande divario tra il dire e il fare. Occorre incidere sulla formazione, sull’assistenza tecnica elevata, avvicinare il mondo scientifico a quello agricolo. Serve una cabina di regia seria capace di utilizzare queste risorse: bisogna lavorare su questo e farlo presto”.
Rosario Mazzola, Università di Palermo, socio promotore di Merita, ha puntato il suo intervento sulle risorse irrigue: “Sull’uso delle risorse andiamo incontro a una conflittualità sempre maggiore. Ad esempio, il riuso delle acque reflue è ancora un argomento senza soluzione, perché manca la catena di trasmissione del soggetto intermedio che capisce l’evoluzione ed è capace a portare la soluzione a una domanda reale. Il mio auspicio è che queste spinte innovative trovino finalmente voce, non basta più la sola richiesta ‘voglio più acqua’ ma serve una svolta innovativa”.
Giuseppe Catalano, coordinatore unità di missione Mims ha sottolineato che serve “dare connessione logica tra interventi porti, Zes, ferrovia ad alta capacità, strade delle aree interne, settore idrico, ecc. come mezzi di una strategia comune. La filiera dell’agricoltura va combinata con le altre filiere di lavorazione dei prodotti e con quella turistica ma per farlo le infrastrutture sono fondamentali anche per ridurre i costi. C’è un programma di investimenti importanti sulle Zes che devono svoltare: o hanno un’anima, una struttura organizzativa, oppure sarà un’altra occasione mancata”.
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