L’analisi dell’interrogatorio di Claudio Scajola, il cui contenuto è stato secretato, e l’esame delle centinaia di documenti sequestrati sono i due aspetti sui quali si stanno concentrando i magistrati di Reggio Calabria. A distanza di oltre una settimana dall’arresto di Scajola e di altre sette persone, accusate di aver favorito la latitanza dell’ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena, l’inchiesta della Dda reggina va avanti e non è escluso che porti ad altri clamorosi sviluppi.
Dopo la trasferta romana il Procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho, il sostituto della Dna Francesco Curcio ed il pm della Dda reggina Giuseppe Lombardo stanno valutando tutto il materiale in loro possesso, in modo da programmare le prossime tappe dell’inchiesta. Gli inquirenti stanno anche predisponendo nuove deleghe di indagini da affidare agli investigatori della Dia. L’obiettivo è quello di far luce su quella rete di “invisibili” che avrebbero favorito Matacena, dopo la condanna definitiva a cinque anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, per la sua permanenza a Dubai, sul progetto di spostamento in Libano e sulla schermatura del patrimonio dell’armatore reggino per evitarne il sequestro e la successiva confisca.
Al centro dell’attenzione c’è poi il ruolo della ‘ndrangheta e gli eventuali interessi delle cosche negli affari di Matacena. Un intreccio di legami e di interessi che, secondo l’accusa, avrebbe raggiunto livelli molto alti, tanto da portare al coinvolgimento dello stesso Scajola. E sono proprio i magistrati della Dda a evidenziare, nella richiesta di misura cautelare nei confronti dell’ex Ministro dell’Interno, che il ruolo di quest’ultimo “va ben oltre la veste di tramite a favore del Matacena e della moglie Chiara Rizzo“. Ciò che merita di essere anche sottolineato, secondo la Procura, è l’utilizzo “distorto di pregressi rapporti con esponenti politici libanesi, che vengono piegati verso interessi di parte finalizzati a concordare le modalità di un’operazione diretta a procurare l’evasione di un soggetto condannato in via definitiva“.
Di grande rilievo investigativo è ritenuta poi la lettera che viene attribuita all’ex presidente del Libano, Amin Gemayel, ed il promemoria scritto proprio da Scajola nel quale sarebbero indicate una serie di cose da fare per agevolare il trasferimento di Amedeo Matacena da Dubai a Beirut.
Per i magistrati di Reggio Calabria si prospetta dunque un lavoro lungo e impegnativo, considerato che dalla prossima settimana saranno impegnati in una serie di attività investigative. Tra queste c’è la trasferta dei magistrati a Genova per analizzare personalmente il materiale sequestrato all’ex ministro, raccolto in oltre 100 faldoni. E sullo sfondo dell’inchiesta si registra un botta e risposta tra Amedeo Matacena e la Cassazione. In un’intervista all’ANSA da Dubai, l’armatore reggino si è detto vittima di un complotto-vendetta perchè “ci sono state delle cose strane che hanno portato alla mia condanna“. Dura la replica di fonti della Corte di Cassazione, che parlano di “farneticazioni di una persona disperata che è a tutti gli effetti un latitante“.