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La Sicilia è un #tesoro agroalimentare
03 Lug 2015 07:29

Il nocciolo (Corylus avellana L.) rappresenta una coltura di interesse rilevante nel panorama agricolo nazionale; essa in Italia interessa principalmente le aree collinari di quattro regioni, Lazio, Piemonte, Campania e Sicilia. In Sicilia la corilicoltura si concentra prevalentemente nella provincia di Messina (80%), e in misura minore nelle province di Catania e Palermo.

Il periodo d’oro della frutta secca siciliana, fatta eccezione per le produzioni di pistacchio che ancora oggi rivestono un ruolo di grande importanza economica, si conclude tra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’70 quando inizia ad assumere rilevanza la crescita degli scambi commerciali che tendono a globalizzare le derrate agricole e, di conseguenza, i consumi alimentari. Da una leadership mondiale nella coltivazione di mandorle, ad esempio, a poco a poco, il declino produttivo e di interesse assunse sempre maggiore rilevanza senza che venissero individuati interventi in grado di contrastare tale trend lasciando, invece, che il settore assumesse sempre più un ruolo marginale a livello nazionale ed internazionale. Lo stesso può dirsi per il nocciolo che nella provincia di Messina e, in misura minore, in quella di Palermo, aveva raggiunto un ruolo importante con diversi ecotipi locali di grande pregio. La meccanizzazione delle aree corilicole nazionali, con maggiori rese e minori costi di produzione, insieme alla crescente pressione delle produzioni straniere, turche in particolare, ha sospinto il comparto verso la marginalità tanto che oggi molti noccioleti sono in stato di abbandono venendo meno anche al loro ruolo strategico nella conservazione idrogeologica del territorio.

La filiera della frutta in guscio è inoltre caratterizzata da una consistente frammentazione della produzione e dell’offerta, costituita principalmente da aziende di piccole dimensioni e, dal punto di vista commerciale, dalla presenza di numerosi intermediari che disperdono il valore aggiunto.

L’assenza quasi totale di forme di associazionismo, di aggregazione e di condivisione tra le aziende, rappresenta poi uno dei problemi più radicati in Italia ed in Sicilia in particolare.

Particolare attenzione andrebbe rivolta alla collaborazione tra il mondo produttivo e quello della ricerca, al fine di trasferire la conoscenza e l’innovazione tecnologica frutto della stessa volta a favorire l’ammodernamento delle tecniche produttive in campo e in post-raccolta.

In quest’ottica è stato recentemente condotto, in sinergia tra l’Università degli Studi di Catania e Palermo, uno screening di un ampio numero di accessioni di diverse specie arboree siciliane, tra cui il nocciolo, mediante tecniche di caratterizzazione molecolare al fine di studiare le relazioni genetiche esistenti al loro interno. Il territorio etneo, in relazione alle sue peculiarità di tipo geografico, altimetrico, fisico si caratterizza per una varietà estrema di condizioni microclimatiche che offrono una pluralità di nicchie ecologiche che ha permesso nel tempo la selezione di genotipi con caratteristiche bio-agronomiche del tutto esclusive.

Ed è proprio in questo contesto territoriale, che costituisce un unicum ambientale in tutto il Mediterraneo che la corilicotura ha espresso la propria biodiversità mediante la differenziazione di varietà locali, in particolare la cultivar policlonale variamente denominata “Nostrale”, “Caraffara”, “Comune” di grande pregio, nonché l’eterogeneo gruppo delle ”Selvaggiole” impiegate con funzione impollinatrice.

L’ultimo Programma di Sviluppo Rurale ha consentito di rimettere in condizioni produttive metà dei noccioleti siciliani che si trovano soprattutto nell’area dei Nebrodi e nelle zone dell’Etna, dell’ennese e sulle Madonie, a Polizzi Generosa favorendo così una ripresa del comparto.

Ed il premio per tale percorso di crescita non è tardato ad arrivare. Sono stati infatti chiesti alla Regione Siciliana cinquemila ettari di nuove coltivazioni a nocciola della varietà “Tonda di Giffoni” per rifornire la Ferrero. C’è già una bozza di convenzione tra l’azienda fondata nel 1946 ad Alba, in provincia di Cuneo, e l’assessorato regionale all’Agricoltura.

E la Sicilia accoglie la sfida.


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