Anche l’ultimo tratto della vita terrena per i boss della ‘ndrangheta è una questione d’onore.
Quindi non si può accettare che un funerale sia sparuto, ma al contrario sia pieno di gente.
Le cerimonie sono state sempre la cifra della potenza della cosca.
Quindi più alto è il numero dei partecipanti al lutto dell’estinto e più chiaro risulta il messaggio al feudo di appartenenza.
Questi concetti emergono dalle carte dell’inchiesta “Acero Krupy”, che nelle scorse settimane ha dato luogo al bliz ordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, contro le cosche più potenti dell’asse Locri-Sidermo-Marina di Giosa jonica.
Per evitare che le cerimonie funebri venissero boicottate, veniva interessato un personaggio che costringeva la gente a partecipare al funerale. Al primo diniego capitava che il personaggio, citato con nome e cognome, intimava al soggetto del rifiuto di reclutare i ragazzi sul lungomare e farli partecipare, ricorrendo o alle maniere forti e se necessario ricorrendo anche al pagametto di una mancia.
Per tutti coloro che avessero partecipato, racconta tra l’altro Giovanni Verducci sul Quotidiano del Sud, la cosca era pronta a pagare 10 euro, come “pensiero” per la presenza.