Una vera e propria holding economica, emanazione di una delle cosche di ‘ndrangheta piu’ potenti della Calabria, che aveva messo nel mirino un appalto da 600 milioni di euro per la videosorveglianza in fibra ottica di Roma per ottenere il quale aveva offerto il proprio sostegno ad un candidato al Consiglio regionale del Lazio.
È quella sgominata stamani da un’operazione condotta dai carabinieri e dalla guardia di finanza di Vibo Valentia, con il coordinamento della Dda di Catanzaro, che ha portato a 20 arresti ed al sequestro di beni per 40 milioni.
Gli arrestati, molti dei quali imprenditori, secondo l’accusa, erano legati alla cosca Tripodi, indicata come l’ala economico-imprenditoriale del clan Mancuso di Limbadi.
Pesanti le accuse nei loro confronti: dall’associazione mafiosa al trasferimento fraudolento di valori, dall’usura all’estorsione all’illecita detenzione di arma e frode nelle pubbliche forniture aggravati dalle modalità mafiose.
Da quanto emerso dalle indagini, la cosca avrebbe puntato l’appalto per la videosorveglianza a Roma. Per raggiungere il proprio obiettivo, gli indagati si sarebbero infiltrati in un’azienda operante nel settore delle fibre ottiche, la Medialink di Milano, attraverso la società Edil Sud, amministrata da Francesco Comerci, di 37 anni, ma in realtà, secondo l’accusa, emanazione diretta degli stessi Tripodi.
Ed è Comerci che partecipa ad una cena elettorale per sostenere la candidatura al Consiglio regionale del Lazio nel 2010 di Raffaele D’Ambrosio, dell’Udc. In quella occasione, secondo l’accusa, un amico di Comerci lo avrebbe avvicinato chiedendogli sostegno elettorale in favore di D’Ambrosio in cambio di appalti nel Lazio.
I tentativi di infiltrazioni nella campagna elettorale, in occasione delle stesse consultazioni, avrebbero riguardato anche un altro candidato, Vincenzo Maruccio, di Idv, calabrese di origine, ex assessore nella 3. Le indagini su questi episodi proseguono ed i due politici non sono indagati. “Questa mafia imprenditrice – ha detto il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio
Lombardo – ha lambito sia la massoneria che la politica. Si tratta di una mafia molto più sofisticata di quella che siamo abituati a colpire sul terreno militare. È una mafia raffinata che agisce nel tentativo, non sappiamo ancora se riuscito oppure no, di infiltrare apparati che presiedono all’economia pubblica, in particolare nel settore degli appalti”.
Ma la cosca speculava anche sulle disgrazie dei calabresi. Alcuni indagati, infatti, si sarebbero infiltrati in un appalto da 300 mila euro per la rimozione dei fanghi dell’alluvione che colpì la frazione marina di Vibo Valentia nel luglio del 2006 provocando la morte di quattro persone. Contestualmente agli arresti è stato anche eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dalla Dda nei confronti di 19 aziende e 25 persone fisiche per 45 immobili (terreni, fabbricati e appartamenti), tra cui 2 bar in pieno centro a Roma, un altro in provincia di Milano e immobili di pregio a Roma e Milano, oltre a conti correnti.
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