La #buonascuola e il disagio dei docenti del #Sud

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La Buona scuola.

Con un titolo mutuato da un passato recente, il governo ha definito la propria legge sulla scuola. Chissà cosa avrebbe pensato di essa il filosofo Giovanni Gentile, padre con Croce dell’idealismo italiano, inventore dei cardini di impostazione della scuola italiana. Lui, amante della complessità delle soluzioni, per esempio: nello sconvolgere la vita di migliaia di uomini e donne per essere assunti, non avrebbe ravvisato saggezza.

Questa soluzione ha un rindondio semplificatore di altre aree politiche. Troppi migranti? Cacciamoli. Troppa criminalità? Più polizia. Troppi detenuti? Più carceri.

E così: gli insegnanti sono precari? Assumiamoli dove c’è posto.

Ma se ce n’è uno a mille chilometri per Maria e  Maria ha due figlie alle elementari, il suocero infermo per un ictus, il marito con un lavoro in loco, che fa? Parte per 1200 euro al mese, ne spende 700 per vivere nella destinazione e ne rimangono 500 da mandare a casa. Quindi? Capovolge una famiglia, per incrementare  di 500 euro il bilancio di essa? Oppure porta con se’ le figlie, spende 1200 euro e tutti guardano il papà su Skype la sera?

Questa delle assunzioni nel posto dove c’è il Posto, è una situazione che ha di buono solo una parte di circostanze. Il mondo della scuola è avvilito per questo e per altro, e il ruolo dell’informazione è denunciare il malcontento. E dal Sud, il disagio si avverte. Non credo, infatti, che Il governatore della Puglia, si sia fatto portatore di tale malessere, a caso. Vorrebbe, coinvolgendo i sindacati, negoziare con il governo e con le altre regioni, per un sistema di aiuti alle famiglie dei docenti aventi per sede luoghi lontani. Mi sembra un inizio di una discussione necessaria.

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Published by
Gianvito Pizzi