Tra due mesi lascerò la mia abitazione temporanea che si trova a Cese di Preturo, uno degli insediamenti del progetto C.A.S.E., per tornare nel mio appartamento a L’Aquila, non in centro, che lasciai alle ore 3.32 del 6 aprile 2009.
La C.A.S.A. dove ancora abito è costata (fondi pubblici) circa 165000 Euro: è di 60 metri quadrati ed il costo medio è stato di 2750 Euro al metro quadrato.
Alla fine io l’avrò abitata per 55 mesi e saranno trascorsi 62 mesi dal sisma. Se si divide la cifra, 165000 Euro, che lo Stato ha speso per dare a me e alla mia famiglia un’abitazione provvisoria, per 62 mesi, il risultato è 2661 Euro al mese. Che in qualche modo è, quindi, quanto è costata mensilmente la mia famiglia alla Stato Italiano.
Questa cosa sconvolge: la C.A.S.A. è stata abitata da 4 persone, quindi il costo diviene 665 Euro al mese per ciascuno di noi.
Quando andrò via ci sarà qualcun altro che la abiterà, ma appare evidente che, per abbattere il costo iniziale, queste case dovrebbero essere abitate dai terremotati per un numero di mesi congruo (ammesso che non crollino prima).
Cioè se la ricostruzione durerà ancora 15 anni, la C.A.S.A. alla fine avrà avuto un costo mensile di 687 Euro e se abitata da 4 persone il costo sarà stato di 172 Euro ciascuno.
Se la ricostruzione durasse altri 25 anni, il costo mensile per persona, sempre ammettendo che siano 4 le persone ogni 60 metri quadrati, diverrebbe di 114 Euro: accettabile.
Non sarà che è per questo che la ricostruzione è lenta, vero?
A meno che non si pensi che nei prossimi anni la popolazione aquilana aumenti del 20% occupando, quindi, queste C.A.S.E..
Sempre se risulteranno abbastanza resistenti, come non sembra.
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