Conviene investire nel Mezzogiorno? E’ bene farsi questa domanda, secca.
La domanda è ancora più opportuna nella congiuntura così grave, preoccupante, che sta vivendo il nostro paese.
Il Sud è una palla al piede, da trascinarsi dietro, volenti o nolenti?
O è una delle opportunitá che l’Italia può sfruttare, nel suo difficilissimo percorso di rilancio?
La risposta è secca. Investire nel Mezzogiorno conviene; a tutta l’Italia; per una molteplicità di motivi.
1) L’economia italiana, come quella europea, è profondamente interconnessa.
Ciascuna sua parte, ciascuna regione non cresce in isolamento, in autarchia. Cresce perchè si integra con le altre, scambia prodotti, capitali, servizi, persone. E’ questo il segreto, semplice, del grande sviluppo europeo degli ultimi decenni; del perchè un’economia distrutta dalla guerra e lacerata dagli odi è rapidamente divenuta un’area di grande benessere. L’economia è nota come la “scienza triste”. Ma in questo caso le conclusioni sono felici: la crescita economica non è un gioco a somma nulla: più a me, meno a te. Al contrario, è un gioco a somma positiva: meglio stanno i miei vicini, meglio sto io. Una lezione semplice, che molti in Europa sembrano aver dimenticato: le difficoltá dell’Europa Meridionale non sono una questione nostra: sono un problema rilevante anche per i nostri amici tedeschi. Se non crescono la Spagna o l’Italia, si vendono meno Audi e Volkswagen. Ma non per questo meno vera, come fortunatamente una parte dell’opinione pubblica tedesca sta realizzando. Lo stesso, a maggior ragione vale in un’economia ancora più integrata come quella italiana: se non cresce il Sud – che rimane un mercato di sbocco straordinariamente importante per le imprese di tutt’Italia – è assai più difficile che la produzione italiana si rilanci.
2) Ma che cosa può offrire il Mezzogiorno in cambio dei beni e dei servizi che acquista dal CentroNord e dall’estero? Anche a questa domanda la risposta è semplice. Ciascuna regione hai i propri vantaggi (in economia si aggiunge l’aggettivo “comparati”). La Germania è assai più avanzata e produttiva della Slovacchia: eppure il commercio fra i due paesi è intenso in entrambe le direzioni. Lo stesso vale per il Nord e il Sud, in Italia. Ciascuna regione ha i suoi vantaggi (comparati), legati alle risorse di cui dispone, specie quelle immobili, che non si possono spostare (come l’ambiente, le città); legati alla sua cultura e al suo saper fare, che viene incorporato in beni e servizi. Un’area di più di 20 milioni di persone, come il Mezzogiorno, è uno straordinario giacimento produttivo.
3) Scendiamo sul concreto. E cominciamo dalle cose più ovvie. Il Sud è un grande giacimento di prodotti agricoli e agroindustriali, spesso ad altissima qualità; legati ad un’idea vincente di alimentazione che si sta progressivamente affermando non solo in Europa.
Il Sud è un grande giacimento di servizi turistici, culturali, ricreativi: non solo mare e sole. Il Sud è una grande riserva delle nuove energie, naturali e rinnovabili, che lentamente ma progressivamente stanno diventando sempre più importanti nell’offerta mondiale, e il cui sfruttamento, specie per il solare, è appena agli inizi. Il Sud ha una posizione geografica unica. Per alcuni versi sventurata, lontana dall'”Europa che conta”; per altri, specie in prospettiva, felice: al centro di un Mediterraneo che è a sua volta al centro dei traffici dall’Oriente e dalle Americhe; che non può che rappresentare, per l’Italia, la straordinaria frontiera che l’Europa Orientale dopo la caduta del Muro ha rappresentato per la Germania (motivo principale dei suoi recenti successi).
4) Ma questo non è che ciò che più facilmente si vede. Vi è molto di più, legato alla cultura produttiva, ai saperi.
Il Sud è la sede principale – con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ciclicamente ne derivano – delle produzioni automobilistiche e
siderurgiche italiane; una sede importantissima di quelle aeronautiche e delle componentistiche; ospita ancora, pur con i colpi durissimi subiti dalle produzioni orientali, agglomerati produttivi nei beni finali di consumo e una tradizione artigiana, spesso di alta qualitá, diffusa; conta imprese competitive, anche molto competitive, in produzioni meccaniche ed informatiche avanzate, spesso agglomerate le une vicino alle altre. Il Sud ha Napoli: che pur con i colpi durissimi che ha subito, e con i mille drammatici problemi, è stata e in parte resta una grande cittá industriale; ha in Abruzzo, nella costiera adriatica pugliese, nell’interno appenninico, luoghi in cui la cultura industriale è radicata. Ha grandi e medie cittá, in cui, come ovunque nel mondo, saperi, tecnologie e creativitá possono mescolarsi generando imprese nuove.
In queste cittá vivono ragazze e ragazzi che, come dimostrano ogni giorno, hanno un rilevante bagaglio di competenze e imprenditività; hanno sede università che, facendo la doverosa tara ad una comunicazione sciatta e non disinteressata, ospitano dipartimenti e ricercatori di assoluta eccellenza.
5) Molto spesso, ancor più con questa drammatica crisi che sta colpendo in misura fortissima proprio il Sud, ci chiediamo perchè, pur con tutti questi giacimenti e potenzialitá, il Mezzogiorno non sia in grado di offrire sufficiente lavoro ai suoi
abitanti, e con questo lavoro, produrre beni e servizi che incontrino la domanda del mondo. Facciamo benissimo, naturalmente, a ricordare la storia e le nostre colpe e mancanze. Anche se nell’analisi faremmo bene a mitigare molto gli slanci culturalisti e sociologizzanti così di moda, e a ricordare anche i dati di fatto: Gioia Tauro non è la grande porta degli scambi con l’Oriente perchè abitato da calabresi, o perchè mancano le connessioni ferroviarie che possono, rapidamente e a basso costo, far percorrere la penisola ai container? Comunque sia, è bene che la crisi ci porti a guardare anche avanti, molto avanti. E a cogliere il nodo di fondo. Giacimenti e potenzialitá non sono retorica o sogno: sono concreti. E come ovunque nel mondo generano ricchezza e occupazione, per tutta l’Italia, se adeguatamente coltivati. Non diventano realtá con i buoni propositi. Ma con gli investimenti.
6) Investimenti pubblici: quelli cruciali, che tutti compitiamo facilmente: nella scuola e nell’università, nei trasporti e nella banda larga, nella tutela del suolo e nella valorizzazione dei beni culturali. E condizioni perchè si moltiplichino gli investimenti privati: sicurezza e giustizia, regole e capitali; e politiche industriali assai ben disegnate, che accompagnino e premino la crescita delle imprese, le assunzioni di personale qualificato, l’innovazione, l’internazionalizzazione.
Investire nel Sud conviene a tutta l’Italia, facciamolo.