Il riconoscimento ufficiale della LIS, la Lingua dei Segni Italiana, è stato accolto con grande gioia da molti. Tra questi anche una realtà che ha eguali solo a Venezia: si tratta della Struttura didattica speciale di Lingue di Ragusa, nella Sicilia sud-orientale. Nella città barocca, infatti, ormai da anni un gruppo di professori crede fermamente nell’importanza dell’insegnamento della LIS agli studenti siciliani.
Ad aver insistito per portare la lingua dei segni nella facoltà iblea è stata Sabina Fontana, docente di Linguistica generale e LIS. Oggi è l’unica facoltà ad avere integrato questo insegnamento nel proprio corso di studi insieme alla Ca’ Foscari di Venezia. Un’innovazione che ha spinto in questi anni la “piccola” Ragusa a conquistare un ruolo di rilevanza nazionale nell’ambito dell’insegnamento delle lingue, catturando interesse anche al di fuori dell’isola.
Proprio per questo motivo “l’Università di Catania [dalla quale dipende la sede di Ragusa, ndR] è diventata la capofila del Centro interuniversitario di ricerca ‘Cognizione, Linguaggio e Sordità’ – spiega la professoressa – che comprende anche l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, la Ca’ Foscari di Venezia, la Milano-Bicocca e le università di Palermo e Trento”.
La lingua dei segni è così gettonata che, in una facoltà in cui si insegnano anche arabo, cinese e giapponese, è la seconda lingua più scelta dopo l’inglese. Un successo favorito anche dalla presenza di docenti madrelingua. “Pensiamo che debbano essere i sordi ad insegnare la LIS, ed è per questo che abbiamo un lettore segnante nativo, esattamente come ci sono i madrelingua per le altre lingue”.
Prima ancora dell’ufficializzazione della LIS, nella facoltà si lavorava per organizzare un nuovo corso di studi. Si tratta di un Master in “Teorie e tecniche di traduzione e interpretazione Italiano-LIS e LIS- Italiano”, che includerà anche la LIST (Lingua dei segni tattile). “Sarà coordinato da un’interprete nota a livello europeo – continua Fontana – e abbiamo voluto inserire all’interno del Comitato scientifico l’associazione Silis, il CNR e l’università Paris 8 Vincennes – Saint-Denis. Per il tirocinio gli studenti collaboreranno con l’Associazione Nazionale Interpreti“.
In più, gli studenti potranno scegliere di studiare LIS anche alla magistrale, grazie all’introduzione di nuovi corsi avanzati. Un passo importante, considerando che saranno introdotti interpreti LIS in nuovi ambiti (come quello ospedaliero), e questa figura diventerà sempre più ricercata. “Fino ad oggi le persone sorde non avevano diritto alla salute: spesso mi è capitato di conoscere persone che non avevano capito la terapia prescritta dal medico perché non c’era qualcuno che facesse da interprete”.
“Il riconoscimento della LIS è una grande conquista per le persone sorde – racconta ancora Fontana – Ancora oggi buona parte dei medici credono che la cura della sordità siano gli impianti cocleari. Le persone sorde, però, vogliono avere il massimo sia dalla via logopedica che dalla LIS, la loro lingua naturale perché visiva“. Per questo motivo la professoressa si è spesso scontrata con altri ricercatori nel corso dei convegni, l’ultima volta nel 2019: “Questo è un problema che ci portiamo dietro dal Congresso di Milano del 1880, quando venne favorito l’oralismo”.
Anche per questo studiare la lingua dei segni è una “missione etica”, come la professoressa Fontana dice sempre ai suoi studenti. Tra questi c’è stata anche Gaia Caligiore che ha vinto un dottorato con un progetto sulla LIS presso l’Università di Catania. “Anche il fatto che il mio progetto di ricerca sia stato premiato dimostra che la consapevolezza linguistica sta cambiando – racconta Caligiore – E grazie al decreto Sostegni si creeranno più posti di lavoro anche per le persone sorde, considerando che le università come quella di Ragusa avranno bisogno di lettori madrelingua”.
“Oggi in Italia ci sono solo 600 interpreti LIS qualificati – continua Valeria Calabrò, ex studentessa della facoltà – il riconoscimento della lingua porterà sicuramente a un loro aumento”.
Da ringraziare per questo progresso, forse, c’è proprio il coronavirus. “Una triste ragione”, commenta Calabrò. La LIS, infatti, è entrata nelle case di tutti gli italiani nel corso delle conferenze stampa susseguitesi durante l’emergenza, sempre tradotte in diretta dall’interprete. Durante il lockdown, inoltre, associazioni e famiglie si sono organizzate proponendo sempre più progetti e idee dedicate alla LIS e le persone sorde attraverso i social.
“Questo ha anche portato a processi di standardizzazione della LIS“. E, parlando della didattica a distanza, Fontana continua: “Ci siamo dovuti reinventare in merito a come insegnare la LIS attraverso uno schermo, nel corso di certe riunioni era difficile anche capire chi stesse comunicando con chi. Da questa esperienza, però, sono nati tre articoli scientifici e nuove competenze”. Scherzando, poi aggiunge: “I miei genitori in tanti anni non mi hanno mai corretta quando segnavo, ma la prima volta è stato quando ho usato il segno per dire coronavirus della lingua dei segni americana. Per loro era un altro. Ma vuol dire che anche loro ora riconoscono il grande valore della LIS”.
Intanto, all’Assemblea regionale siciliana è stata presentata una mozione per avviare progetti sperimentali per la diffusione dei servizi di interpretariato in Lis (lingua italiana dei segni) e List (lingua italiana tattile). L’iniziativa è della vicepresidente dell’Ars e deputata di Attiva Sicilia, Angela Foti.
“L’aiuto verso chi ha disabilità sensoriali – spiega Foti – sono il primo fronte con cui si misura la civiltà di una regione. Per questo la Sicilia si deve attrezzare per concretizzare questi progetti per evitare che i buoni propositi rimangano nel cassetto. Per questo sono state raccolte le istanze provenienti dalle associazioni per sostenere queste progettualità in linea con quanto prevedono le recenti normative nazionali”.