Le parole del Gattopardo, principe siciliano al cospetto dello Stato italiano, ritornano amaramente profetiche e immense: “voscienza voi che cambiate tutto per non cambiare nulla”.
Il presidente Crocetta che negli anni ha parlato di una “rivoluzione” innovativa nel settore della Formazione Professionale si è limitato a cambiare di posto alcune “figure” istituzionali.
La linea politica non è cambiata, forse è anche peggiorata.
Definire drammatica la situazione che interessa il comparto della Formazione Professionale è poca cosa.
Da anni ai lavoratori non viene garantita né la retribuzione (l.r. n. 25/93 art. 2), né tantomeno vengono salvaguardati i livelli occupazionali attraverso i processi di mobilità e la relativa ricollocazione (l.r. n. 25/93 art. 2 bis) L’operato delle parti costituenti il tavolo trilaterale istituzionale (Governo regionale, sindacati ed Enti) ha messo in atto una strage normativa mai vista negli ultimi tempi. Tra interessi, superficialità e scarsa sensibilità, nessuna delle parti si è mai battuta per il rispetto delle normative vigenti che disciplinano il settore e per la tutela dei lavoratori.
La Regione Siciliana e gli Enti hanno il dovere di erogare le retribuzioni mensilmente al personale della Formazione Professionale ( art. 39 l.r. n. 23/2002), il quale, introduce principi di tutela prevedendo che, i pagamenti relativi alle spese del personale dipendente siano disposti mensilmente e che vengano accreditate dall’amministrazione regionale sui conti correnti degli enti gestori le risorse relative alla voce di costo del personale “nella misura necessaria alla copertura integrale della stessa”, ed i sindacati hanno il dovere di difendere i diritti dei lavoratori garantendo loro tutele e posto di lavoro.
Invece, negli ultimi anni abbiamo assistito ad accordi, trilaterali, in cui i diritti dei lavoratori sono stati calpestati e mortificati in violazione di leggi e ccnl: licenziamenti illegittimi con la legge 223/91 (non applicabile al settore )) da parte di Enti, con l’approvazione dei Sindacati (basti leggere i verbali sindacali); la cassa integrazione in deroga, ammortizzatore sociale non previsto dalle leggi che disciplinano il settore né tantomeno dal ccnl; i contratti di solidarietà non previsti né dal CCNL, né dalla normativa vigente ed infine, la cosiddetta “mobilità orizzontale”, ammortizzatore sociale non previsto per il settore in questione ed inventato di sana pianta dalle parti costituenti il tavolo trilaterale istituzionale (verbale di accordo del 5/Agosto/2014) attraverso la esautorazione della Commissione Regionale per l’Impiego (CRI). Come si evince da alcune dichiarazioni di dipendenti dei diversi Enti siciliani il modello prestampato della cosiddetta “mobilità orizzontale” avrebbe avuto come effetto quello di costituire rinuncia tacita al regime di “mobilità a zero ore”, ovvero l’unico istituto previsto dalla normativa vigente. Cosa ancora più grave è che in pochissimo tempo la dirigenza degli Enti di Formazione Professionale, con avallo di Sindacati e Regione, ha rappresentato la necessità di firmare il predetto modulo al fine di prosecuzione del rapporto di lavoro, con l’avvertimento specifico che, in caso di mancata sottoscrizione, si sarebbe andati incontro al licenziamento (sempre illegittimo in quanto non previsto dalla legge). Vere e proprie minacce che risultato sussumibili in molteplici fattispecie di reato penale.
Pertanto, ci troviamo di fronte ad annunci mendaci da parte della Regione che lancia cifre su cifre senza poi garantire, come previsto dalla legge, le retribuzioni mensili e- in alcuni casi – di fronte al reato penale di indebita percezione delle erogazioni economiche pubbliche da parte degli Enti, che nonostante abbiano percepito i fondi regionali, non hanno pagato i lavoratori.
E ci troviamo anche di fronte alla mancanza di controllo da parte degli organi regionali preposti in merito alla regolare gestione amministrativa degli Enti (non è dato sapere dagli Uffici regionali se gli Enti hanno sempre inviato le note di revisione alla conclusione di ogni singolo corso). Ma cosa ancora più grave è che in questi anni la Regione Sicilia, attraverso i funzionari addetti e al dirigente generale, ha emesso disposizioni e note che aggiravano di fatto le leggi.
In pratica, invece di rispettare le normative si è fatto di tutto per aggirarle in modo tale da riuscire a contenere l’effettivo esubero del personale del settore o addirittura, come accaduto per i lavoratori degli sportelli multifunzionali, per togliere ogni tutela e per far in modo che il numero dei lavoratori del settore diminuisse. Tutto ciò a discapito dei lavoratori della Formazione che hanno dovuto tollerare le inadempienze contrattuali reiterate negli anni e le continue violazioni delle leggi sul lavoro subendo enormi danni economici e personali. Per non parlare del fatto che la Regione Siciliana, o meglio gli uffici preposti, che hanno trasferito impropriamente le risorse del fondo di garanzia (art. 132 l.r. n.4/2003) destinate esclusivamente al pagamento del personale collocato in mobilità per corrispondere il 7% del 20% complessivo ai lavoratori collocati in CIGD (istituto illegittimo) prelevandoli dal capitolo di bilancio 318110.
Il buon senso indicherebbe un radicale cambiamento e soprattutto una forte discontinuità con il passato ma questo Governo regionale della “legalità e dell’antimafia” – come lo definisce il Presidente Crocetta – presenta molti lati oscuri e soprattutto segue perfettamente (forse anche peggio) la linea di quei Governi che hanno mortificato per anni la Sicilia e il settore in questione.
Lo spunto per l’ennesima riflessione sul destino del settore e sulle buone prassi da seguire per salvaguardare il posto di lavoro di migliaia e migliaia di lavoratori ci viene dato, in particolar modo, da un operatore della Formazione Professionale di Trapani. Si tratta di Mario Mirabile, Presidente dell’associazione regionale Alfop (Associazione lavoratori della Formazione Professionale) che sin da subito, con grande coraggio e competenza, ha perseguito le vie legali affinchè Regione ed Enti rispettassero le leggi che disciplinano il settore. Ebbene sapere che il Mirabile è uno dei pochissimi lavoratori che, invece di accettare la cassa integrazione (istituto non previsto dalle leggi che disciplinano il settore), ha chiesto e ottenuto la mobilità nell’arco di vigenza dell’avv. 20/2011, la quale per mero ostruzionismo, calcolo e violazioni di legge, non è stata corrisposta dalla Regione Siciliana.
Per tali gravi comportamenti ed omissioni il Mirabile, non solo ha proposto ricorso al Tribunale di Palermo in funzione di Giudice del Lavoro, ma ha altresì denunciato i fatti alla competente autorità Giudiziaria.
A seguito di richiesta di archiviazione proposta dal pubblico ministero, il Mirabile si è opposto e all’udienza del 5/novembre /2014 ha presentato delle memorie ritenute meritevoli di accoglimento da parte del Giudice per le Indagini Preliminari del tribunale di Palermo, il quale ha disposto e delegato il PM ad approfondire alcuni aspetti ed effettuare ulteriori indagini.
Nelle memorie presentate al Gip il Mirabile sottolinea ed evidenzia:
“In ragione delle plurime violazioni di legge commesse dalle Amministrazioni Regionali dal 2011 ad oggi – dichiara il denunciante – appare opportuno evidenziare la complessa legislazione che in Sicilia disciplina il settore della formazione professionale stante che, le plurime omissioni, discriminazioni e abusi in danno degli operatori riguardano direttamente anche il presente procedimento penale”.
Di fatti, come sottolinea il Presidente dell’Alfop, Mario Mirabile, in Sicilia, il Sistema della Formazione Professionaleper come più volte ribadito dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite (n. 2611 del 30/3/1990; n. 10963 del 17/10/1991; n. 2668 del 5/371993) è disciplinato da norme specifiche, la cui complessa strutturazione organizzativa comporta che la Regione Siciliana affida ad enti privati (strumentali) l’espletamento di un’attività strutturata per legge come servizio pubblico, dettagliatamente programmata, diretta e controllata dalla stessa in conformità al relativo piano annuale e/o pluriennale al fine di realizzare le esigenze pubbliche. L’ente privato è inteso quale esecutore della volontà degli organi di governo del soggetto pubblico (Regione Siciliana) ed è strumentale in quanto realizza quelle politiche pubbliche che l’ordinamento assegna alla Regione attraverso un “rapporto di servizio” tra Ente pubblico (Regione Siciliana) ed Ente gestore delle attività formative. Tra l’altro, le disposizioni normative regionali, in base alla competenza legislativa “esclusiva”, si coordinano e si integrano non solo con il CCNL di categoria vigente (recepito per legge dalla Regione), ma altresì con le leggi regionali nn. 24/76 (che istituisce e finanzia la formazione professionale), 25/93 (garanzie occupazionali e retributive), 23/2002(pagamenti del personale), 4/2003 (fondo di garanzia) e con la Circolare Assessoriale n. 10 del 5 ottobre 1994 (istituzione liste di mobilità).
Nella denuncia il Mirabile scrive che “la complessa normativa regionale afferente le tutele del personale in servizio prevede altresi’ ulteriori forme di tutela stabilite dal CCNL e da altre leggi e circolari attuative, nel caso in cui gli operatori del settore, con contratto a tempo indeterminato, rimangano parzialmente o totalmente senza incarico a seguito di contrazione delle attività, chiusura dei corsi o delle sedi operative. Al verificarsi di tale circostanza Enti e Regione, nell’ambito dei rispettivi compiti e responsabilità, sono obbligati a dare attuazione ai processi di mobilità (art. 2 bis l.r. n. 25/93). Pertanto, il requisito di legge per l’accesso al beneficio economico di detto Fondo, oltre all’iscrizione all’Albo di cui all’art. 14 l.r. n. 24/76, risulta essere solo ed esclusivamente la collocazione in mobilità secondo le procedure stabilite dalla C.A. n. 10/94”.
Questo vale per tutti quei lavoratori di Enti a cui è stato revocato l’accreditamento rimasti senza incarico (quindi non può ricevere finanziamento pubblico per i corsi di formazione) a causa di gravi irregolarità o per quel personale di quegli Enti a cui è stato ridotto il monte ore per i corsi di formazione. A discapito di ciò, quindi della legge, Enti, Regione e Sindacati, hanno ridotto le ore di lavoro illegittimamente ad alcuni dipendenti e addirittura, come nel caso dello IAL Sicilia, l’ente di Formazione gestito dall’ex parlamentare del Pd, Antonino Genovese e dalla Cisl negli anni precedenti (tanto per intenderci), hanno “SOSPESO” i lavoratori dal servizio. Da precisare che la “Sospensione” non solo non è prevista dalla legge ma non esiste né sul contratto di lavoro, né come ammortizzatore sociale. Pertanto, per più di un anno questi lavoratori si sono trovati “sospesi” in un filo, senza percepire retribuzioni. Fatto al quanto grave e singolare. Di fronte a questo abuso di potere l’Alfop, l’associazione che rappresenta i lavoratori della Formazione Professionale siciliana, ha chiesto la mobilità per i suoi associati che in atto sono rimasti senza incarico, per come previsto dalla legge e dal CCNL.
Infatti, proprio al fine di salvaguardare anche la posizione giuridico-economica dei lavoratori che si trovano in mobilità ed in attesa di essere ricollocati, è stato istituito conl’art. 132 L.R. n. 4/03, ilFondo di Garanzia del personale formazione professionale; detto articolo espressamente recita: “è costituito un fondo di garanzia del personale dipendente del settore della formazione professionale iscritto all’albo previsto dall’art. 14 l.R. 6 marzo 1976 n. 24, già posto in mobilità e quello risultante in esubero rispetto alla programmazione del piano regionale dell’offerta formativa finalizzato ad una politica di sostegno al reddito”. I benefici non possono superare i 60 mesi.
Il Fondo di Garanzia, per l’anno 2013, secondo quanto pubblicato sulla G.U.R.S. del 17.5.2013 n. 23 è stato stabilito in 5 ml. di euro appostati sullo specifico capitolo di bilancio 318110 e 2.5 ml. di euro per il 2014. In ragione di ciò, le risorse finanziarie appostate sul capitolo di bilancio n. 318110 dovevano obbligatoriamente essere destinate solo ed esclusivamente ai fini di quanto disposto dall’art. 132 l.r. n. 4/2003, quindi alla cosiddetta “mobilità” citata precedentemente. Infatti, grava sul Fondo di Garanzia (rectius sulle casse regionali) di cui al capitolo di bilancio 318110 ogni pretesa patrimoniale rivendicata dal personale della formazione professionale posto in mobilità (Sentenza n. 497/2009 Tribunale di Trapani Sez. Lavoro confermata dalla Corte di Appello di Palermo Sez, Lavoro con Sentenza n.1883/2011). Tale fondo, dovrà essere finanziato a dicembre di quest’anno. Motivo per cui l’associazione Alfop, che difende i diritti dei lavoratori del settore, ha dichiarato battaglia affinchè tutta la deputazione regionale approvi il rifinanziamento di tale fondo con maggiori risorse rispetto al piano finanziario triennale, necessario al fine di garantire un diritto sacro e santo, quale ammortizzatore sociale legittimo per il personale collocato in mobilità.
Detto ciò appare evidente che la Regione Sicilia, gli Enti e i Sindacati hanno, in questi anni, violato palesemente e consapevolmente tutte le normative vigenti provocando un danno enorme a tutti i lavoratori del settore.
Motivo per cui come sottolinea il Mirabile nella sua denuncia “a seguito del comportamento contrario ai doveri d’ufficio da parte dell’Assessore pro tempore e del Dirigente Generale pro tempore, concernente il mancato pagamento della mobilità, il sottoscritto è stato costretto a ricorrere al Giudice del Lavoro (all. 2) per ottenere un legittimo diritto sancito dalla legge e che di fatto, oltre al danno per il mancato introito patrimoniale mi ha comportato un ulteriore aggravio di spese”. E adesso, non è l’unico ad aver ricorso al Giudice del Lavoro e all’autorità Giudiziaria. Ci sono altri dipendenti che, seguiti gratuitamente dai legali dell’Alfop, stanno presentando decreti ingiuntivi agli Enti e alla Regione per il recupero dei crediti e stanno denunciando penalmente gli stessi per aver violato tutte le normative vigenti, le plurime e reiterate violazioni di legge, abusi e discriminazioni nel tempo poste in essere da una pluralità di soggetti pubblici e privati.
Intanto, il Governo “dell’antimafia” è sottoposto a numerose denunce e querele da parte dei lavoratori del settore che con coraggio hanno scelto la strada della giustizia e della legalità.
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