- I dati del report del Centro Studi SRM
- Imprenditori del Sud propensi ad investire nelle proprie attività
- Ancora complicato l’export verso i mercati asiatici
Le imprese manufatturiere del Mezzogiorno vedono nel Pnrr l’ancora di salvezza per il proprio futuro. Sono imprenditori attenti e informati, disposti ad investire sulle proprie attività e riconvertirle nella prospettiva di una innovazione sostenibile. Unica nota negativa, la difficoltà ad effettuare investimenti rispetto ai “cugini” del centro e Nord Italia. E’ la fotografia delle imprese manifatturiere del Mezzogiorno, proposta dal survey “Ripresa e Resilienza nel Mezzogiorno: sfide e opportunità per le imprese manifatturiere”, sviluppato dal Centro Studi SRM (del gruppo Intesa Sanpaolo) nell’estate del 2021. I ricercatori del centro studi si sono posti come obiettivo dell’indagine l’andare a cogliere umori e segnali di cambiamento del sistema produttivo meridionale.
Il 45% degli imprenditori del sud conosce il Pnrr
Si parte dal presupposto che per la ripartenza saranno necessari i fondi del PNRR, che per il Mezzogiorno prevede oltre 80 miliardi di euro. Le imprese meridionali risultano mediamente informate circa i contenuti e le opportunità offerte dal PNRR: il 45% di esse si definisce molto o abbastanza informato, contro il 42% che valuta il proprio livello di informazione come scarso o nullo. Per una volta, il Sud batte il Nord a livello di conoscenza di una misura strategica. A livello nazionale, infatti, il livello di conoscenza del Pnnr tra gli imprenditori risulta sensibilmente inferiore.
Conoscere il Pnrr, tuttavia, non significa essere pronti a coglierne i vantaggi, dietti o indiretti. Da questo punto di vista, le regioni del Sud offrono indicazioni contrastanti. Si passa dal 76% delle imprese campane, all’89% di quelle siciliane e al 95% di quelle pugliesi.
Al Sud si investe su digitale e innovazione sostenibile
Anche rispetto agli investimenti già effettuati, il dato dell’imprenditoria meridionale è in linea con il resto del paese. Il 34% delle imprese meridionali ha realizzato investimenti nel triennio 2018-2020, una quota simile alla media nazionale che si attesta al 36%. Il dato meridionale è superiore al resto del paese rispetto alla dimensione degli investimenti: il 59% degli imprenditori meridionali che hanno investito nella propria azienda (contro il 54% in Italia) lo ha fatto in modo rilevante, superando il 20% del fatturato aziendale in termini di ammontare. I settori maggiormente attivi per investimenti nel Mezzogiorno sono il Sistema Moda (57%) e l’Elettronica (60%).
Su cosa investono gli imprenditori del Sud? Le aziende del Meridione sembrano in grado di anticipare le linee guida del Pnrr. Infatti, si investe soprattutto in digitale, in sostenibilità ambientale e in ricerca realizzata in collaborazione, i tre elementi chiave del PNRR. Per gli investimenti in innovazione sostenibile, le differenze territoriali sono ancora più accentuate: 62% la quota di imprese meridionali che prevede di aumentare gli investimenti in questo ambito, contro 51% a livello nazionale.
La sfida dell’export sarà decisiva
Decisiva, per il futuro del sistema imprenditoriale del Sud, è la sfida dell’export. Secondo gli analisti di SRM, la percentuale di imprese meridionali che ha quale riferimento pressoché esclusivo il mercato nazionale, raggiunge il 53% del totale. Inoltre, per una percentuale rilevante di imprese meridionali (circa un quarto del totale) l’incidenza delle vendite all’estero sul fatturato supera il 40%. Le difficoltà delle imprese del Sud si registrano rispetto al raggio d’azione verso l’estero: le imprese meridionali hanno una minore capacità di proiezione sui mercati di sbocco più distanti. Esempio eclatante è il dato della presenza degli imprenditori del Mezzogiorno nei mercati asiatici: soltanto l’8% è presente contro il 14% delle altre imprese italiane.
Il fronte da difendere è il mercato italiano
Per tutte le regioni il primo mercato di riferimento delle imprese è quello domestico con cui si relaziona l’89% delle imprese campane, il 92% di quelle pugliesi e l’84% di quelle siciliane (88% la media del Mezzogiorno); mentre guardando alla capacità competitiva a livello internazionale, emerge spesso una difficoltà a raggiungere i mercati più lontani e ciò è vero soprattutto per le imprese di Puglia e Sicilia; le imprese campane, invece, sono presenti sui mercati europei e americano in misura maggiore rispetto alla media dell’area. In ottica futura, invece, sono le imprese siciliane quelle più ottimistiche circa la crescita su nuovi mercati di sbocco con una propensione verso quelli europeo ed extra-europeo maggiore rispetto alla media della macro area.
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