Solo i pugliesi che, per una propria scelta, hanno deciso già da tempo di non informarsi più, forse, non sanno che il prossimo 31 maggio si voterà per le Regionali. Poi tutti i pugliesi, anche quelli che hanno già scelto di astenersi – e, probabilmente, non saranno pochi – sanno che le elezioni saranno vinte da Michele Emiliano.
Quella in corso solo per i sondaggisti e per i comunicatori politici di stampo renziano è una avvincente campagna elettorale. Per tanti, invece, più verosimilmente, è una marcia solitaria. L’ex Sindaco di Bari è un politico fortunato perché da anni non ha avversari credibili che possano impensierirlo seriamente. Né interni né esterni alle coalizioni che via via costituisce a suo sostegno. E se questo è certamente un segno di forza è anche un segno di spregiudicatezza.
Non si vince solo per merito proprio, ma anche per demerito degli avversari. Il centrodestra, dopo 10 anni di Emiliano al governo del capoluogo e di Vendola alla guida della Regione, non è stato capace di rinnovarsi e di plasmare una nuova classe dirigente dopo un opportuno processo di catarsi e di espiazione.
Oggi non solo mancano giovani amministratori per i quali la politica sia servizio – che non significa il proprio “servizio fotografico” da esibire su facebook – ma soprattutto è carente una visione sistemica e prospettica del territorio da implementare progressivamente. Prevalgono le lacerazioni e gli egoismi. Le due candidature di Poli Bortone e Schittulli, oltre a corroborare questa tesi, confutano il sospetto che, sui diritti dei pugliesi, a livello nazionale, dopo le elezioni, ci sarà un regolamento di conti.
Il centrosinistra, travolto dall’”uragano” Renzi, tuttavia, non gode di ottima salute. Michele Emiliano, per la presenza di alcuni presunti “impresentabili” nella sua coalizione, non ha sopportato negli ultimi giorni di essere stato reiteratamente accostato, sulla stampa nazionale (con quella locale, forse, eccessivamente distratta dal corteo di San Nicola?), al suo omologo della Campania Vincenzo De Luca, che ospiterebbe nelle sue liste indagati per mafia, ex fascisti ed ex berlusconiani. E col suo dire perentorio, dopo aver dileggiato la “sinistra radicale-estremista” (quindi quella rappresentata da Vendola) che spara “balle”, invitandola a “chiudere la bocca”, ha detto: “Il Partito Democratico è già il Partito della Nazione”. Tradotto, dal politichese: non esiste più la destra né la sinistra; esiste il potere e si vive per esso. Lui è il capo e agisce per il consenso. Non ha tempo per il dissenso. E sembra disprezzare chi usa il buonsenso. Le ideologie, vecchio “arnese identitario” del novecento, perciò, sono superate e sepolte.
Fu, peraltro, lo stesso Emiliano ad illustrare questa sua visione qualche settimana fa durante la trasmissione “Servizio Pubblico” condotta da Michele Santoro. La giurista Lorenza Carlassare ricordò all’ex magistrato che la Costituzione, sulla quale lui stesso ha giurato, scritta idealmente anche da quelli che caddero per l’ideale della libertà, lo fu poi materialmente da un gruppo di lavoro fortemente eterogeneo per sensibilità culturali e politiche (appunto le ideologie), ma saldato, pur nelle differenze, ancor più nella responsabilità di consegnare alle successive generazioni un patrimonio di valori e di impegni comune da difendere e da valorizzare. Eccola, allora, la parola magica che è sparita dalla politica: responsabilità.
E l’assenza di un’etica della responsabilità trascina con sé, dolentemente, l’assenza di una visione imbevuta di verità e onestà. Per non parlare della virtù dell’umiltà. Michele Emiliano, con tutto il rispetto per i suoi avversari e avendo questo obiettivo di guidare la Regione praticamente da quando è stato rieletto Sindaco del capoluogo, anche perché dotato di un grande carisma, avrebbe potuto, perciò, costruire una grandissima campagna kenneydiana, entrare cioè nella vita e nelle case delle persone, stringere relazioni dirette con ciascuno, meritando la loro fiducia. Costruendo, davvero, il cambiamento. Creando, nel tempo presente, già il futuro. Senza evocarlo, soltanto, come mera voce verbale. Ha preferito, invece, smentendo se stesso e la sua campagna promozionale, fare come fan tutti. Entrare nelle case delle persone direttamente dalla tv. Per promuovere se stesso. Per lanciare, non troppo occultamente e per il prossimo futuro, la sfida a Matteo Renzi per la leadership nazionale.
Perché Michele Emiliano, assetato di potere come i vampiri lo sono di sangue, è così. Non raggiunge un obiettivo – e lui da tempo dà per vinta la partita delle Regionali – che già pensa al successivo. Nell’Edipo Re, Sofocle faceva dire al protagonista che “il potere si conquista soltanto col soccorso delle masse e del denaro”.
Perché Emiliano, allora, che non perde occasione per ripetere, anche quando non servirebbe, di essere e di sentirsi ancora un magistrato dell’antimafia che ha fatto della legalità una delle sue regole di vita, esattamente come sta facendo il “civatiano” candidato governatore ligure Pastorino, non documenta integralmente tutte le voci di spesa della sua faraonica e sontuosa campagna elettorale?
Perché Emiliano, che dice di essere un sostenitore del criterio della trasparenza, non ci dice se è sostenuto, come e con quanto, da imprenditori edili o da aziende che operano nel campo della sanità e dei rifiuti?
Perché Emiliano, che dice di essere una persona libera e non ricattabile da nessun “potere forte”, non rivela prima gli “assessori tecnici” (Urbanistica e Welfare) che andranno a caratterizzare la sua Giunta?
Perché Emiliano, che dice di non essere stato “corrotto” dalla politique politicienne, non dice oggi che imporrà ai suoi eletti, consiglieri di maggioranza e assessori, un’anagrafe rigida – esperienza fallita a Bari proprio con lui Sindaco – dalla quale si potranno evincere eventuali conflitti di interesse e che il suo controllo dovrà essere regolato da un ente terzo, autonomo ed indipendente come potrebbe essere l’Autorità Nazionale Anticorruzione?
Perché Emiliano, che dice di voler investire nell’economia verde per creare attrazione e nuova occupazione – sulla base di quel che è emerso nei giorni scorsi dal confronto promosso da Legambiente con gli altri candidati – sosterrebbe anacronisticamente l’utilità degli inceneritori (“l’immondizia può essere una fonte di approvvigionamento energetico”) che renderebbe vano ogni tentativo per avere un modello virtuoso di raccolta differenziata e un modello di pianificazione territoriale basato più sul consumo del territorio che sulla riqualificazione del costruito?
Michele Emiliano ha fatto della coerenza e del coraggio, almeno così dice, alcune delle sue peculiarità. Siamo convinti, perciò, che ci stupirà, rispondendo dettagliatamente a queste domande. E da Presidente, agendo pragmaticamente. Per l’amore pulito e disinteressato che nutro per questa regione, perciò, non posso che augurarle buona fortuna.
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