Ci sono molte equazioni irrisolte in Italia e in Basilicata. Fra queste il rapporto fra petrolio e sviluppo dei territori e il rapporto fra Stato e Regioni.
Siamo alla vigilia della modifica del Titolo quinto della Costituzione italiana che cambierà il quadro del rapporto fra Stato e regioni provando a ridare centralità ai territori. I dibattiti sull’Italicum e sulla riforma del Senato, solo per citarne alcuni, danno con chiarezza il vero sentimento che la società, le comunità nutrono nella rideterminazione di ruoli e funzioni degli enti territoriali. Purtroppo ci ripieghiamo troppo poco nei ragionamenti su questi temi e preferiamo la scorciatoia dei fischietti che non produce risultati se non quello della diseducazione.
Sono andato alla manifestazione di Policoro consapevole della funzione di responsabilità che portavo sulle spalle e sfidando un pezzo di impopolarità. Io, ai fischietti, preferisco gli atti politici e amministrativi in un rapporto leale con il governo nazionale.
Esserci ritrovati insieme con tutti i presidenti delle Regioni del Sud è stato molto importante. Così come va sottolineato il ruolo svolto da tutti i presidenti dei Consigli regionali italiani per una visione costruttiva intorno al tema delle estrazioni petrolifere. E’ la migliore risposta alla spinta neocentralizzatrice che pure c’è. Dobbiamo provare a lavorare in modo unitario per capire come si tengono insieme petrolio e sviluppo. Abbiamo bisogno di dimostrare che le cause che hanno portato a un fallimento del regionalismo possono essere cancellate rimettendo al centro gli interessi dei territori.
Sul tema dei mancati risultati nell’equazione fra sviluppo e petrolio io non mi assumo alcuna responsabilità. Nessuno può pensare che quello che non è stato risolto in 20 anni potesse essere fatto dal nostro governo regionale che si è insediato appena un anno e mezzo fa. La discussione odierna si muove in piena coerenza con le cose che ho detto più volte: no alle estrazioni in mare, no a ulteriori estrazioni sulla terraferma oltre i 154 mila barili giorno. Lo abbiamo detto e ripetuto più volte e ci siamo mossi di conseguenza. E il referendum che stiamo discutendo non è un si o no al petrolio, né tantomeno un atto di guerra nei confronti dell’Esecutivo nazionale.
In merito agli accordi del ’98 con le società petrolifere non si faranno passi indietro. Lo abbiamo già detto al Governo in fase di confronto sul decreto interministeriale che sta recuperando le indicazioni arrivate dalla Basilicata. La modifica parziale dell’art.38, con la quale si tende a riportare in capo alla regione la titolarità sulle valutazioni di impatto ambientale, rappresenta un ulteriore punto a favore della nostra classe dirigente.
Considerando le difficoltà di contesto in cui abbiamo operato, i risultati raggiunti rappresentano un mezzo miracolo. Per non vanificare questi risultati è necessario continuare ad avere un rapporto leale con il governo nazionale dimostrando coerenza, trasparenza e fermezza. Lo dobbiamo fare tutti insieme nel rispetto dei poteri e delle funzioni, sapendo che il Mediterraneo ci apre a grandi opportunità.
Ma se vogliamo ridare centralità alle regioni non occorrono solo nuove infrastrutture, ma occorre modificare le regole del gioco che fino ad oggi sono state strabiche sui criteri di riparto delle risorse. Il fondo unico per la sanità, il fondo per la scuola, il fondo per il trasporto pubblico locale sono elementi centrali nella discussione sul rapporto fra Stato e Regioni.
Abbiamo bisogno quindi di politiche, di atti amministrativi, di ragionamenti profondi. E se resteremo uniti, evitando inutili fughe in avanti, riusciremo di sicuro a fare un buon lavoro a difesa degli interessi delle nostre comunità.