Non pensano soltanto al futuro. Lo costruiscono. E agiscono perché sia raggiunto, il prima possibile, da quanta più gente possibile.
Il loro agire responsabile e pragmatico, condito da una comunicazione semplice ma efficace, restituisce dignità alla politica, a quella politica che oggi, un po’ ovunque, si fa fatica a riconoscere e ad apprezzare.
Ma che esiste e che andrebbe valorizzata poiché, come amano ripetere, “un’altra Italia è possibile”.
Loro sono gli appassionati amministratori della rete nazionale dei Comuni Virtuosi che, su invito dell’assessore all’ambiente del Comune di Bari Pietro Petruzzelli, hanno raggiunto il mese scorso la città di Bari per una nuova edizione della loro itinerante Scuola di Altra Amministrazione, promossa per far conoscere e diffondere le migliori pratiche amministrative.
Alla gestione virtuosa dei rifiuti è stato dedicato interamente l’appuntamento barese con la possibilità, per i circa 70 partecipanti, di ascoltare alcune delle più innovative esperienze europee oggi esistenti.
Testimonianze servite, inoltre, per smentire, dati alla mano, alcuni perniciosi e diffusi luoghi comuni: per esempio che la raccolta differenziata porta a porta sia possibile solo nei piccoli centri o che sia economicamente svantaggiosa.
Sul palco dell’Officina degli Esordi si sono alternati: Ezio Orzes, Gabriele Folli e Michelangelo Marchesi, assessori comunali all’ambiente, rispettivamente, dei Comuni di Ponte nelle Alpi, Parma e Trento; Attilio Tornavacca di Esper; Paolo Contò di Contarina Spa ed Eliana Bruschera di Novamont.
Introdotto dal presidente dell’associazione promotrice Luca Fioretti, Orzes, espressione del Comune da tre anni più “riciclone” d’Italia con il 91,5% di raccolta differenziata, ha illustrato quello che, a tutti gli effetti, oggi può essere ritenuto il modello vincente, salvo poi le integrazioni adottabili a seconda delle caratterizzazioni geo-morfologiche di ogni territorio. È necessaria, prima di tutto, una mirata e puntuale campagna di informazione e di sensibilizzazione, che preveda anche assemblee pubbliche, orientata a fornire ai cittadini di oggi tutti gli elementi utili per capire il cambiamento che si vuole intraprendere; l’avvio contestuale, per i cittadini di domani, di percorsi di educazione ambientale nelle scuole; successivamente, con la simultanea rimozione di tutti i cassonetti dalle strade, si dovrà dotare ogni utenza, domestica e non, dei diversi contenitori colorati per ogni categoria di rifiuto per poter iniziare, sulla base di un preciso calendario, la raccolta differenziata porta a porta vera e propria; poi bisognerebbe realizzare in modo omogeneo sul territorio diversi eco-centri di raccolta che agevolino e promuovano il conferimento da parte dei cittadini; è necessario progettare, per quando il modello sarà andato a regime, centri di riuso e di riciclo dove venga valorizzata la materia prima recuperata; prevedere un severo monitoraggio iniziale per non meno di sei mesi per poter valutare pregi e difetti dell’innovazione introdotta per poter prima calibrare il sistema per efficientarlo e poi prevedere, con l’ausilio di un’apposita tecnologia (i microchip transponder applicato ai contenitori o ai sacchetti), la sostituzione della tassa con la tariffazione puntuale, per poter far pagare al cittadino per la quantità di rifiuto secco effettivamente prodotta.
Questi accorgimenti consentirebbero al Comune non solo di portare poche tonnellate di rifiuti in discarica, ma anche di pagare molto meno per tale conferimento, non trascurando, inoltre, la possibilità che la potenziale riduzione del costo di smaltimento potrebbe tramutarsi in un aumento del costo del personale, auspicabile se sinonimo di nuove assunzioni. Questo schema, adattabile e modulabile, è applicabile ovunque.
È quello che hanno raccontato, numeri alla mano, gli assessori all’ambiente del Comune di Parma e di Trento, i quali hanno perorato la causa della raccolta differenziata porta a porta poiché rappresenta l’unico metodo che stimola davvero la partecipazione civica e il coinvolgimento attivo dei cittadini nel processo politico perché impone a ciascuno una rivisitazione dei propri stili di vita.
E di responsabilità individuale, prima che collettiva, ha poi parlato diffusamente Paolo Contò, amministratore delegato di Contarina Spa: questa società pubblica attiva da almeno 15 anni – 650 dipendenti per un fatturato di 80 milioni di euro – serve una cinquantina di comuni trevigiani, per una popolazione totale raggiunta di oltre 550mila persone, da anni convinti che un sistema efficiente di raccolta differenziata favorisca anche il decoro urbano e, infatti, rivendicano con fierezza la percentuale raggiunta dell’85% con costi di gestione, economicamente ed ambientalmente, sostenibili.
Con buona pace di quanti sostengono, alle nostre latitudini, che prioritariamente servono mega-impianti per la chiusura del ciclo di rifiuti e che, per l’inciviltà di fondo dei cittadini verso i quali non nutrono alcuna fiducia, la differenziata non si può fare o che costa molto. Bugie ed alibi che non possono ancora essere irrorati e sostenuti da una classe dirigente, quando non corrotta, miope e incapace di tracciare un’altra visione. “La Costituzione deve essere presbite, deve vedere lontano”, diceva Calamandrei. La politica contemporanea ritrovi questa fame di futuro e questa voglia di lasciare un Paese migliore alle prossime generazioni. E i cittadini riscoprano con forza la bellezza del loro ruolo civico spingendo verso altri lidi la barca della reazione, per non naufragare nella rassegnazione e nell’assuefazione. “Un’altra Italia è possibile”.