Alcune tombe confermano l’esistenza di un grandissimo bacino archeologico e storico ancora tutto da scoprire.
Gli ipogei funerari dell’area sipontina, sono stati finalmente aperti al pubblico. Un unicum dal punto di vista archeologico che caratterizza la città romana che si affacciava sulla laguna che dall’Adriatico si incuneava fino ad Arpi, l’attuale Foggia. Fanno parte di questo complesso di strutture anche gli ipogei Capparelli (dal nome del proprietario del terreno su cui insistono), gli ipogei Scoppa 1 e Scoppa 2 (dalla località in cui si trovano, la pineta di Siponto) e l’ipogeo Santa Maria Regina (inglobato nelle fondamenta della chiesa parrocchiale).
Spesso sottostimati, nonostante la loro rilevanza storico-culturale, hanno finalmente ottenuto la loro giusta considerazione e il loro “riscatto” visto il continuo interesse suscitato. L’ipogeo Capparelli, il più complesso dal punto di vista strutturale, restaurato appena un paio di anni fa a cura del Mibact, era stato poi lasciato praticamente incustodito. Una sorte più dignitosa era stata riservata ai due ipogei Scoppa: l’ Archeoclub di Siponto è riuscito a ottenere il loro affidamento dal consorzio di bonifica di Capitanata in collaborazione con l’Arcidiocesi di Manfredonia e la parrocchia di Siponto.
“Una iniziativa culturale – riferisce il presidente dell’Archeoclub, Aldo Caroleo – che si propone di valorizzare importanti cimeli dell’antica Siponto, unitamente agli altri presidi culturali tra cui il museo etnografico “Melillo”, e architettonici come la basilica di santa Maria Maggiore e i resti di quella paleocristiana per preservare Siponto dal degrado e dall’abbandono in cui versa”.
“Il primo passo è stato quello di ripulire le due strutture da ogni sorta di sporcizia. In particolare l’ipogeo Scoppa 2 che, secondo fonti storiche, è il luogo dove il vescovo di Siponto, Lorenzo Maiorano, edificò nel VI secolo una chiesa dedicata ai protomartiri Stefano e Agata. Tra gli altri recuperi anche i resti di uno splendido mosaico probabilmente parte del pavimento della chiesa“.
“Questi monumenti sepolcrali potrebbero essere le evidenze di una necropoli sotto la pineta – chiosa Caroleo – Alcune tombe emergenti dal manto tufaceo, resti di coperchi di sarcofagi confermano l’esistenza di un grandissimo bacino archeologico e storico ancora tutto da scoprire”.
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