Dal 2008, secondo recenti dati forniti dall’Istat, sono oltre ventimila.
Sono oltre ventimila i giovani under 30 che dal 2008 hanno abbandonato la Puglia, in cerca di lavoro. A dirlo è la Cgil che ha rielaborato i recenti dati forniti dall’Istat.
Son ben tredici le città pugliesi che rientrano tra le prime 50 se si considera la percentuale di popolazione compresa nella fascia d’età tra i 18 e i 30. Tra queste particolare attenzione meritano Molfetta con il 14,3% di giovani che emigrano seguita da Modugno (13,3%), San Severo (12,6%), Martina Franca (11,3%) e Taranto (11,2%).
“Punti di vista a volte divergenti – sottolinea Giuseppe Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia – sulle politiche da mettere in atto per lo sviluppo della nostra regione sono causa dell’emigrazione giovanile che non avendo più punti di riferimento rischia di portare a una desertificazione sociale”.
“Tra i principali motivi che spingono i giovani pugliesi a emigrare, – prosegue Gesmundo – prima di tutto lo studio nelle università delle altre regioni, viste le poche opportunità e i pochi sbocchi a livello locale. Quel poco lavoro che c’è, poi, è precario e sottopagato, per cui non ci sono i giusti presupposti per fare progetti di vita a lungo termine. Questi dati – continua nel suo intervento – dovrebbero allarmare il governo nazionale, i nostri rappresentanti istituzionali, le controparti sociali”.
“Nell’assegnazione dei fondi strutturali la Regione ha orientato i finanziamenti verso l’innovazione e la creazione di occupazione. E’ un buon segnale, così come sta producendo risultati l’iniziativa ‘Pin’ dell’assessorato alle Politiche giovanili. Sarebbe opportuno creare un tavolo di concertazione, assieme alle parti sociali, che affronti la drammatica emergenza giovanile e la necessità di utilizzare tutti gli strumenti possibili per creare occupazione stabile e di qualità”.
“Se non si agisce con gli investimenti pubblici, – chiosa Giuseppe Gesmundo – se non si moltiplicano le iniziative di sostegno all’occupazione giovanile guardando sia alle politiche industriali, sia a quelle formative, o alle occasioni di autoimprenditorialità non ci sarà alcuna prospettiva per i nostri giovani che meritano di vivere in Puglia”.
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