La petrolizzazione dell’Abruzzo va avanti.
Sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare è comparsa la notizia che il Comitato Valutazione di Impatto Ambientale ha rilasciato il proprio parere favorevole con prescrizioni per l’Autorizzazione Integrata Ambientale sul progetto Ombrina Mare.
Si tratta di un progetto da realizzare davanti la costa abruzzese nel Mare Adriatico centrale che prevede una piattaforma per l’estrazione petrolifera da 4/6 pozzi con agganciata una nave/raffineria per il trattamento e lo stoccaggio della produzione di olio, oltre ad altre infrastrutture di collegamento.
Sul sito del Ministero si legge solo che è in fase di predisposizione il provvedimento con il parere favorevole adottato nella riunione del Comitato del 6 marzo scorso.
Il progetto di Ombrina Mare, insieme al terzo traforo del Gran Sasso, è forse l’intervento più contestato che sia mai stato proposto in Abruzzo.
Contro si sono pronunciati praticamente tutti: dal Governo regionale alla Conferenza episcopale Abruzzo e Molise, dalle associazioni ambientaliste alle associazioni di categoria (balneatori, commercianti, albergatori, ecc.), da innumerevoli comitati locali a tutti gli Enti locali interessati.
Una opposizione fortissima concretizzatasi – tra l’altro – con una manifestazione a Pescara il 13 aprile 2013 a cui presero parte 40.000 persone e con le decine e decine di osservazioni contrarie al progetto presentate da Comuni, associazioni, comitati e singoli cittadini. Tutti uniti contro un progetto di petrolizzazione dell’Abruzzo e del Mare Adriatico che è incompatibile con gli investimenti effettuati fino ad oggi nell’area per lo sviluppo di un turismo ed un’agricoltura di qualità.
Ombrina Mare rappresenta l’ulteriore paradosso di quella dissennata politica energetica che il Governo nazionale da alcuni anni a questa parte sembra intenzionato a portare avanti in tutti i modi, anche contro la volontà di un’intera regione.
Senza considerare, poi, che l’intervento dovrebbe riguardare un’area che è stata individuata come parco naturale nazionale dal 2001. Quel Parco della Costa Teatina che avrebbe sicuramente fornito un argine contro questa piattaforma petrolifera e che invece è stato tenuto fermo per quasi tre lustri da politicanti incapaci di vedere al di là del proprio naso.
Il WWF attende di leggere i contenuti del parere della Commissione VIA nazionale per entrare nel merito della decisione, ma ciò che sembra già evidente è che le ragioni ambientali ed economiche di tutto un territorio non valgono nulla rispetto alle richieste delle multinazionali del petrolio.
In ogni caso la battaglia contro Ombrina Mare non si fermerà e anzi andrà avanti in maniera ancora più decisa in tutte le sedi possibili.