Gli incendi dei boschi di quest’anno hanno avuto una impennata prodigiosa rispetto agli ultimi anni, seppure nei tempi passati e recenti, il fuoco aveva già avuto modo di incenerire cospicue fette del territorio nazionale.
Puntualmente, con l’arrivo dell’estate, a nord a sud e nel centro del paese, l’escalation dei fuochi attanaglia le comunità locali, sempre più spaventate ed indignate da una situazione davvero anomala, che non ha riscontro in nessun altro paese al mondo.
Eppure gli addetti alla protezione e sviluppo del patrimonio boschivo sono un numero di tutto rispetto, tra addetti alle forestazioni, guardie forestali, dipendenti e volontari della protezione civile. Siccome è acclarato che gli incendi sono quasi tutti di natura dolosa, è possibile che non si riesca a dominare una situazione così gravida di conseguenze?
Prendiamo il Canada: per estensione territoriale è trenta volte più grande dell’Italia, le sue foreste sono sterminate, a custodia di quel patrimonio naturale ci sono solo 4.500 forestali, che loro chiamano Ranger. Nel Bel Paese le guardie forestali sono 8.500 unità, gli addetti alle forestazioni ben 60.000, senza calcolare tutti i cosiddetti volontari che a vario titolo girano intorno al sistema. Oramai i cittadini pongono tante domande, senza avere risposte rispetto ad una situazione, fatta di tanti paradossi. C’è qualcosa che non torna nel sistema che non riesce a reagire. Le giornate drammaticamente vissute dalle popolazioni, sono fatte di velivoli Canadair impiegati per raccogliere nei laghi e mari l’acqua da impiegare nello spegnimento dei boschi ardenti, di camion dei vvff a sirene spiegate che intervengono, di TV pubbliche e private che riportano ossessivamente le notizie delle ultime devastazioni, aumentando angoscia ed senso di impotenza ma anche esaltando i mitomani ad emulare chi magari per altre ragioni commette il misfatto.
La domanda che sovente ci si pone è la seguente: sarà proprio la impalcatura economica e amministrativa a suscitare un fenomeno così eclatante ed assurdo? E’ eloquente ciò che è accaduto recentemente a Ragusa, dove ci sono state denunce e qualche arresto contro alcuni pompieri “volontari” che percepivano compensi quando venivano chiamati a sedare le fiamme. Ci pensavano loro stessi a creare le occasioni per il loro lavoro, ma trasformandosi in piromani. Cosicché più incendi appiccavano è più compensi economici potevano introitare.
Certo, nelle schiere dei piromani c’è di tutto: mitomani; persone deviate in cerca di emozioni; esigenze di estendere la fruizione di pascoli; piccole vendette; tentativi di estorsioni. Ma credo che bisogna prendere coscienza di una situazione spiacevole: i guai per i nostri boschi vengono in grande parte proprio da persone che dovrebbero tutelarli. Si intende, questa realtà è fatta in grande parte di piccoli interessi. Ma il numero esorbitante delle persone che ne fanno parte, per inseguire le loro piccole certezze, possono, come accade, procurare disastri ambientali immani. In questi giorni oltre al solito scempio del patrimonio naturalistico, sono morte anche delle persone. È arrivato il tempo di darsi una strategia di lungo tempo, fatta di norme draconiane contro i piromani, di uno schema organizzativo innovativo e snello, di revisione profonda di tutto il sistema che governa il patrimonio boschivo nazionale.
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