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Ecco perché i giovani vogliono lasciare l’Italia. E il Sud

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Giovani italiani pronti, valigia alla mano, ad andare all’estero. Sono tantissimi, come riporta il sito specializzato Skuola.net, più della metà. E non si tratta di conoscere nuovi Paesi, fare nuove amicizie, girare il mondo e studiare. Si tratta di vere e proprie migrazioni, viaggi pensati solo ed esclusivamente per cercare lavoro. Un fenomeno che, ogni giorno di più, riguarda da vicino i ragazzi italiani. Giovani e giovanissimi in cerca di una chance, visto che in Italia ce ne sono troppo poche.

– PAESE FERMO? SCAPPO: A lanciare l’allarme su una tendenza sempre più diffusa è Coldiretti/Ixe’ che parla del 51% degli under35 pronto ad emigrare per motivi di lavoro. Perché? “Il motivo principale – sottolinea la Coldiretti – che spinge i giovani a lasciare l’Italia è il fatto che il 19% consideri il Paese fermo in cui non si prendono mai decisioni“. C’è poi un 18% che punta il dito sulle tasse e il 17% che chiama in causa la mancanza di lavoro a pari merito con la mancanza di meritocrazia.

– RAGAZZI CON LA VALIGIA: Giovanissimi e di sesso maschile, spesso con un titolo di studio. E’ questo il profilo dell’emigrante di nuova generazione. ” La percentuale di chi è disposto a lasciare il proprio Paese – precisa infatti la Coldiretti – è più alta per gli under 35 maschi, pari al 57%, rispetto alle donne che si fermano al 45%. Raggiunge il picco massimo del 59% tra i 18-19 anni“. A incidere anche il livello di istruzione che di fatto, come riporta Skuola.net, alza le aspettative e le ambizioni: la percentuale, infatti, sale anche con il titolo di studio e raggiunge il 55% per i livelli più alti.

– INSOPPORTABILE; “In un Paese vecchio come l’Italia – ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo la prospettiva di abbandono evocata dalla maggioranza dei giovani italiani è una perdita di risorse insopportabile se si vuole tornare a crescere. Negli ultimi cinque anni in Italia sono aumentati percentualmente, tra gli occupati, gli over 55 mentre sono calati i lavoratori più giovani a differenza di quanto è avvenuto in tutti gli altri Paesi industrializzati secondo il rapporto ‘Global Employment Trends 2014′”.

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Published by
Roberto Zarriello