Un modello lavorativo adottato principalmente da liberi professionisti che usufruiscono di spazi condivisi in cui disporre di postazioni autonome e, al tempo stesso, interagire con altre persone. È il coworking, nato a San Francisco nel 2005, che da una decina d’anni ha cominciato a diffondersi anche in Italia, soprattutto nelle metropoli (a cominciare da Milano). Un modello di lavoro che coinvolge e attrae soprattutto professionisti, freelance e sviluppatori di startup e che, oltre a garantire uno spazio condiviso, evita l’isolamento e offre la possibilità di interagire con altre persone. Si crea così l’opportunità di una sinergia con altri co-worker, in un luogo a costi più contenuti rispetto all’affitto di uffici tradizionali e attrezzature da parte di ogni singolo lavoratore.
Cosa serve per aprire un coworking
Gli elementi necessari per aprire un coworking sono, innanzitutto, un locale open space abbastanza ampio per ospitare i lavoratori, mobili, tavoli, scrivanie, sedie, librerie e cancelleria. La spesa varia, ovviamente, in funzione del numero di postazioni e va assicurata anche una connessione a Internet a banda larga con WiFi condiviso, con computer, stampante, telefono e fax per ogni postazione di lavoro. È inoltre auspicabile includere ulteriori spazi da adibire a sala riunioni e/o sala ristoro, con annessi distributori automatici di cibi e bevande. Per aprire un coworking occorre possedere una partita IVA, inquadrare il locale come struttura condivisa e stipulare un contratto di locazione per ogni postazione di lavoro affittata.
Coworking nel Sud Italia
Nonostante sia un fenomeno particolarmente sviluppato al Nord Italia, anche nel Mezzogiorno esistono realtà di coworking consolidate.
A Napoli, ad esempio, è operativo il coworking Città della Scienza (con call sempre aperta per partecipare) e al Centro Direzionale isola E2 di Napoli, dal 2014, è operativo Re.Work, spazio di coworking di oltre 700mq.
A Bari è attivo The Hub, spazio di condivisione ecosostenibile per innovatori sociali nel quartiere fieristico del capoluogo pugliese. Alle porte di Foggia, invece, agisce D-Campus, il Campus Innovativo dove esprimere il proprio talento in un ambiente stimolante e creativo e, nella vicina Manfredonia, opera Coworking Smart Lab, uno spazio ideale per professionisti che puntano a contaminarsi e diventare una community capace di interagire con il territorio circostante. A Palermo l’ultimo arrivato è Scalo 5B, un’area di officina sociale e coworking di 1050mq all’interno dell’ex Fiera del Mediterraneo. Ma sono attive anche Neu – spazio al lavoro e Re Federico Cowork, un progetto di comunità creativa e laboratorio di pratiche di economia partecipativa. A Siracusa, c’è The Hub, un luogo in cui lavorare a contatto con imprenditori e freelance che si dedicano a costruire un universo del lavoro migliore.
In Sicilia – da Caltanissetta a Messina e Trapani – è particolarmente attivo il Coworking Cowo, all’interno del circuito firmato dalla Rete Cowo. Circuito operativo anche a Reggio Calabria che ospita, inoltre, DNA+, un luogo per lavorare in sinergia con tutte le realtà territoriali di innovazione sociale e tecnologiche calabresi e nazionali e con l’università mediterranea di Reggio Calabria.
Tra le realtà a Cagliari, invece, c’è Open Campus, lo spazio di coworking di Tiscali in Sardegna e Hub/Spoke.
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