Il Mezzogiorno si allontana sempre più dal resto d’Italia, vittima di una recessione che per sei anni non ha mai mollato la presa. A certificarlo è l’Istat che per il 2013 segna al Sud un calo del Pil pari al 4%, addirittura doppio rispetto alla media nazionale. Anche l’anno precedente il Prodotto interno lordo era sceso di più nelle regioni meridionali, ma il divario non era mai stato così ampio.
E a trascinare indietro il Sud è l’industria, che in soli dodici mesi ha subito perdite nell’ordine dell’8,3%, a cui ha fatto seguito un’altrettanto forte diminuzione degli occupati. La condizione del Mezzogiorno ha quindi acuito le sofferenze dell’Italia nell’ultimo anno, con una caduta del Pil che ha raggiunto l’1,9%, e una ricchezza in contrazione in tutto il Paese, ma con una dinamica, sottolinea lo stesso Istituto, ”piuttosto diversificata a livello territoriale”.
A fronte di un Sud alla deriva, dove la discesa è stata ”molto più accentuata”,infatti c’è un Nord Ovest che è riuscito a tenere testa alla crisi, limitando i danni ad una flessione dello 0,6%. Il Nord Est (-1,5%) e il Centro (-1,8%) hanno invece fatto rilevare ribassi più vicini al dato complessivo. Non meno marcate delle differenze territoriali sono quelle tra settori, con la maglia nera che va all’industria (-3,9%).
In controtendenza l’agricoltura che con un aumento dello 0,3% si distingue tra una selva di segni meno. Fin qui i numeri che valgono a livello nazionale; ma i dati peggiorano quando si passa al Mezzogiorno, dove il tracollo del valore aggiunto nell’industria si ripercuote sull’occupazione, calata del 7,7%. Per il Sud non c’è quindi pace: è ormai in recessione dal 2008 e neppure tra il 2010 e il 2011, quando il resto d’Italia cresceva, è riuscito a scrollarsi di dosso il segno meno.
Non è poi solo un problema di durata: la crisi del Mezzogiorno diventa sempre più forte, restituendo un Paese spaccato a metà (-4% al Sud contro il -1,2% del Centro Nord). Ed è proprio l’allargamento della forbice a preoccupare i sindacati, con la Cgil che invita a ”rimettere al centro dell’agenda nazionale” il gap che sta dividendo l’Italia. Sulla stessa linea la Cisl, che chiede per il Sud ”una strategia nazionale straordinaria”. Timori vengono espressi anche dai consumatori: il Codacons parla di una situazione ”drammatica” e ricorda come risieda nelle regioni meridionali ”quasi la metà dei cittadini in povertà assoluta”.