Disastri nucleari, fondali marini distrutti dal petrolio, esplosioni in fabbriche gestite in spregio ad ogni sicurezza. La Fondazione Sejf (Supranational Environmental Justice Foundation) ha censito in un dossier i 12 più gravi ‘ecocidi’ della storia.
Ecco i più significativi:
CANADA: Lo sfruttamento delle sabbie bituminose ai piedi delle Montagne Rocciose canadesi è ritenuto l’attività industriale più dannosa del pianeta. Nelle sabbie bituminose dell’Alberta sono contenuti 2 trilioni di barili di petrolio sporco: per portarli alla luce si è arrivati a distruggere una regione grande quanto la Florida.
NIGERIA: Nel delta del Niger, grande come l’Irlanda, tra il 1976 e il 1998 sono stati estratti miliardi di barili di petrolio, con sistemi però devastanti per gli ecosistemi e le popolazioni. Per l’estrazione e il trasporto di questo ‘oro neoro’ ogni anno viene bruciato l’equivalente di 2 miliardi e mezzo di dollari di gas, secondo i calcoli della Banca Mondiale.
INDONESIA: Le foreste pluviali dell’Indonesia stanno scomparendo, abbattute da imprese senza scrupoli che producono la carta. Sono uno dei più importanti ecosistemi del pianeta, essenziali per animali come l’orango e la tigre di Sumatra; ospitano il 12% dei mammiferi e il 17% degli uccelli del pianeta.
GIAPPONE: L’11 marzo 2011 il Giappone è sconvolto da un terremoto di magnitudo 9, che provoca uno tsunami con onde alte più di 30 metri. Il blackout che ne segue e lo tsunami mettono in ginocchio la sicurezza delle centrali nucleari, tra cui quella di Fukushima, dove esplode il reattore 1; nei giorni successivi si verifica la fusione del nocciolo anche i reattori 2 e 3. Nel raggio di 30 km vengono sgomberate 110.000 persone; più di 21.000 vivono ancora fuori dalle loro abitazioni.
GOLFO DEL MESSICO: Il disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della BP è stato il più grave danno ambientale marino della storia Usa. Il 20 aprile 2010, durante la costruzione di un pozzo a 1500 metri di profondità nel Golfo, si verificano un’esplosione e un incendio, con una grande fuoruscita di petrolio dal fondale marino. Si registrano 11 morti e gravi danni ambientali per le coste della Louisiana.
MAR MEDITERRANEO: L’agonia della superpetroliera Haven durò 4 giorni, dal 11 al 14 aprile 1991. L’affondamento davanti Arenzano provocò la morte di 5 uomini dell’equipaggio e lo sversamento nel Mar Ligure di 134 mila tonnellate di petrolio.
BIELORUSSIA: 26 Aprile 1986. Chernobyl, l’incidente nucleare più grande della storia, l’unico con Fukushima classificato a livello 7 (il più alto) della scala Ines dell’IAEA. Le cause furono indicate in gravi mancanze da parte del personale, in problemi relativi alla struttura e alla progettazione dell’impianto e nell’errata gestione della centrale. Il surriscaldamento provocò la fusione del nucleo del reattore e l’esplosione del vapore radioattivo; una nube pari a un miliardo di miliardi di Bequerel si disperse nell’aria e ricadde in mezza Europa. Il rapporto dell’Onu contò 65 morti e stimò altri 4.000 decessi dovuti a tumori e leucemie.
INDIA: 3 Dicembre 1984. Nella fabbrica di pesticidi della Union Carbide India Limited, a Bhopal, avviene una fuoriuscita di 40 tonnellate di isocianato di metile. La nube uccise in poco tempo 2.259 persone e ne avvelenò decine di migliaia. Il governo locale confermò in seguito 3.787 morti legate all’ evento. Otto ex dirigenti dell’impianto sono stati condannati a due anni di carcere e 100.000 rupie (2000 dollari) di multa. Circa 500 euro a vittima, 100 euro per ogni persona contaminata
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