Erano gli anni della Milano da bere. I mitici anni ’80, quando bastava una semplice promessa di finanziamento, una letterina dell’Assessore regionale amico e il finanziamento pubblico era già in viaggio verso il Comune.
Se poi l’opera pubblica era utile alla comunità o non centrava nulla, poco importava.
Al sindaco di turno bastava per poter dire alla propria gente che c’era un finanziamento per dimostrare di valere qualcosa e di essere buono. Tutto il resto era cosa della politica, dall’incarico tecnico alla ditta per l’appalto. Tutto già definito e ben incartato.
La storia del Mezzogiorno d’Italia e dei piccoli Comuni dei Monti Dauni nel foggiano è ricca di queste tristi vicende come dimostrano ampiamente le centinaia di opere pubbliche costate miliardi e miliardi di vecchie lire e oggi desolatamente abbandonate come carcasse di jurassica memoria. In quegli anni andava molto di moda il turismo e allora giù decine di ostelli per la gioventù. Un filo rosso da Rocchetta Sant’Antonio, ad Anzano di Puglia ad Accadia, passando per Bovino e per Orsara fino ad arrivare ai villaggi primavera dei Monti Dauni Settentrionali.
Addirittura si pensò di far della graziosa Faeto il Sestriere dei dauni, con un centro turistico chiamato il Castiglione, costato 18 miliardi di vecchie lire, dotato di campo di ghiaccio, piscina olimpionica, sala congresso e centro di fisioterapia, pista da sci su erba e chissà quante altre cose ancora. Tutto desolatamente abbandonato. Un vero inno allo spreco ed all’inutilità che oggi pagano le nuove generazioni, costrette a subire le mortificazioni più grandi senza averne colpa.
Non una sola di quelle colonie montane estive è mai entrata in funzione. Non un solo gruppo giovanile ha mai varcato quelle soglie. Sono lì, ferme come balene spiaggiate a gridare tutta la rabbia di quei giovani che hanno creduto nel sogno e si sono risvegliati nel terribile incubo dell’emigrazione. Per non parlare delle carceri mandamentali, costruite ed arredate di tutto punto e lasciate nel più totale abbandono. Come dimostrano ferocemente gli esempi di Accadia, Volturara Appula, Castelnuovo della Daunia e Bovino e poi parlano di disagio carcerario italiano.
E forse hanno ragione, perché da noi non possiamo parlare d’Italia, ma di punta avanzata dell’Africa. Senza nessuna offesa per gli africani, ma solo come esempio di totale disastro politico, sociale e culturale. Per non parlare della Strada Regionale n.1, costata 50 miliardi di vecchie lire che vede la sua fine ingloriosa in un terreno arato presso Bovino. Lì sono morti tutti i sogni di una grande arteria stradale che doveva liberare i Monti Dauni dall’atavico isolamento e congiungere Poggio Imperiale a Candela.
Da una stima molto approssimativa viene fuori che i finanziamenti arrivati sul territorio nella perversa logica della pioggia ammontano a quasi mille miliardi di vecchie lire per vedere oggi i nostri piccoli paesini moribondi e senza nessun futuro.