- Amalia Cecilia Bruni, ricercatrice di fama internazionale candidata alla guida della Calabria
- Sarà supportata da una grande coalizione di centrosinistra
- Già in passato aveva attaccato il governo regionale per le sue scelte in ambito sanitario
Fino a qualche tempo fa, Amalia Cecilia Bruni si dedicava unicamente alla propria ricerca scientifica. Ora, però, la neurologa studiosa dell’Alzheimer ha deciso di candidarsi come presidente della Regione Calabria alle prossime elezioni. Alle sue spalle una grande coalizione e la grande fiducia di Enrico Letta.
La carriera professionale: la scoperta della “nicastrina”
Amalia Cecilia Bruni, nata a Girifalco (provincia di Catanzaro) nel 1955, ha studiato prima Medicina e poi Neurologia a Napoli. Poi è diventata dirigente di primo livello all’ospedale di Lamezia Terme, dove è rimasta fino al 1996, quando ha iniziato a dirigere il centro regionale di neurogenetica, un presidio d’eccellenza che si occupa di demenze degenerative.
Nel corso dei suoi anni di studio, è riuscita a isolare il gene maggiore della malattia di Alzheimer ereditaria ad esordio precoce, la presenilina 1. Avendo poi identificato una proteina legata allo sviluppo della malattia, ha deciso di intitolarla alla famiglia calabrese dei Nicastro, nella quale è stata trovata. Così tutto il mondo la conosce come la “nicastrina”. Una dedica umana, che ha inserito la Calabria e la sua popolazione nella storia della ricerca scientifica.
Nel corso degli anni, la dottoressa Amalia Cecilia Bruni si è occupata di coordinare diversi progetti per il CNR, il Ministero della Salute, Telethon ed altri enti. Ancora oggi coordina il gruppo operativo per le demenze dell’ASP di Catanzaro. Dal 2015 è membro del Comitato tecnico-scientifico del Consiglio superiore di sanità. È inoltre presidentessa dell’associazione italiana di psicogeriatria e del comitato direttivo della Sin-dem.
Già nel 2020 la candidata aveva attaccato il governo regionale, lamentando l’assenza di fondi che rischiava di far chiudere il Centro regionale di neurogenetica. Ai tempi aveva dichiarato al Corriere della Sera: “Tutto ciò accade tra l’indifferenza della politica regionale, dei commissari prefettizi che guidano l’Azienda sanitaria di Lamezia Terme commissariata per mafia, e del generale Saverio Cotticelli, commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro della sanità in Calabria”. L’istituto era poi stato “salvato” perché associato all’azienda ospedaliera-universitaria Mater Domini di Catanzaro.
L’arrivo in politica di Amalia Cecilia Bruni
Al di là delle questioni lavorative, la politica per Amalia Cecilia Bruni è anche una passione familiare. Tant’è che Amalia Bruni è sposata con Tommaso Sonni, che nel 2015 era stato candidato sindaco del centrosinistra a Lamezia Termine, perdendo al ballottaggio contro il centrodestra di Paolo Mascaro. Anche sua cognata, Aquila Villella, è stata in politica come consigliera comunale e provinciale di Lamezia Terme.
Candidata come presidente della Regione Calabria per la coalizione composta da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Articolo 1-MDP, Socialisti, Verdi e le liste Io Resto in Calabria, A Testa Alta, Calabria Civica, Repubblicani Europei e Demos. Come ha dichiarato a L’aria che tira, “sulla mia candidatura ho preteso che fosse messa in campo una larga coalizione perché la Calabria vive problematiche talmente importanti che serve un’azione congiunta di tutte le forze coinvolte in questo progetto politico.”
“Abbiamo una candidata che è un fiore all’occhiello, un’eccellenza di questa regione – ha dichiarato Enrico Letta in una visita in Calabria – Amalia Bruni è una scienziata di fama internazionale che conosce questa regione perché ci vive e lavora e sarà in grado, da presidente, di dare il meglio perché la Calabria torni ad essere centrale”.
Le affermazioni della Bruni: la critica alla gestione incendi
La candidata del centrosinistra si è scagliata con forza contro la gestione regionale della questione incendi. “C’è stato un ritardo gravissimo, ingiustificabile – ha affermato Bruni – Tutti hanno capito da subito che ci trovavamo di fronte a un fatto epocale, a una furia distruttrice del fuoco che localmente non era possibile controllare”.
Critiche anche in merito alla gestione sanitaria, da lei chiaramente ben conosciuta. “Sulla sanità della Calabria, innanzitutto, serve un patto forte con il Governo – ha affermato nell’intervento a La7 – Il commissariamento ha prodotto danni. Sul debito prodotto dai commissari non possono rispondere i calabresi, se ne deve occupare il Governo”.
La scienziata, che nonostante le esperienze di ricerca in giro per il mondo ha deciso di rimanere in Calabria, ha particolarmente a cuore il problema dei giovani studenti e studiosi. “Il sogno più grande che ho – ha infatti affermato in una conferenza a Bivona – è quello di avere una terra normale, dalla quale nessuno sia più costretto ad andarsene”.
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